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La risposta di Giovanni Paolo II a chi dice: “i cristiani non facciano politica”

Troppo spesso si vorrebbe mettere a tacere i cristiani ogni volta che si esprimono sulle vicende della società. La frase più frequente è: i cristiani non facciano politica.

Si tratta della posizione più vecchia e pregiudiziale di questo mondo, secondo la quale i cristiani non dovrebbero intromettersi nelle questioni sociali e politiche. Ma al contrario dovrebbero restarne fuori, a guardare dalla finestra quello che succede. Magari vedendo il declino davanti ai propri occhi, ma nonostante ciò, lasciare che questo si realizzi indisturbatamente.

Oggi il mondo è permeato dall’odio verso il Creatore

Nel Vangelo di Giovanni (Gv 15,18-19), Gesù dice ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia“.

Oggi, purtroppo, il mondo in cui viviamo è permeato da un odio spesso atavico e radicale nei confronti del Creatore. Leggi e costumi sempre più secolarizzati e anti-cristiani, contrarie cioè al bene dell’umanità, vengono proposte e discusse ogni giorno. L’ultimo caso, il più clamoroso, è quello che riguarda il Ddl Zan-Scalfarotto.

Il rischio di una deriva liberticida verso la libertà religiosa

Un provvedimento che, in piena emergenza sanitaria, sociale ed economica, si vorrebbe promulgare a tutti i costi, sfruttando il parapiglia generale per cercare di modificare, con una legge scritta nero su bianco su un pezzo di carta, l’antropologia della nostra società. Con la scusa dell’omotransfobia si vorrebbe cioè introdurre una fattispecie di reato che rischia di limitare gravemente la libertà di espressione di ciascuno di noi.

E in particolare la libertà di esprimere il proprio credo religioso, chiudendo la bocca ai sacerdoti che nelle loro omelie affermeranno che la famiglia è una sola, quella naturale. Oppure impedendo di leggere pubblicamente i passi delle Lettere di San Paolo in cui questa realtà naturale viene affermata senza giri di parole. Nonostante, tra le altre cose, le nostre leggi prevedano già tutte le sanzioni necessarie per i reati di violenza contro qualsiasi persona, senza bisogno che questa venga etichettata in alcun modo.

“Il cristiano non deve occuparsi di politica”. Perché mai?

E alla luce di tutto ciò, il cristiano non dovrebbe occuparsi di politica? E per quale ragione? Dovrebbe essere estromesso e marginalizzato, perseguitato, in silenzio? Oppure in una società libera e democratica è giusto che i cristiani abbiano pieno diritto di parole e di cittadinanza?

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Le attuali persecuzioni, infatti, ricordano le beatitudini espresse da Gesù nel discorso della montagna. “Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”.

Oggi i cristiani sono sempre più perseguitati

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù inoltre dice: “Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato

Oggi vediamo con nitidezza le persecuzioni quotidiane ai danni dei cristiani. Basta aprire un quotidiano, ascoltare un notiziario. I sacerdoti sono costantemente messi alla gogna, i fedeli derisi e trattati da persone inferiori, cittadini di serie b. L’intolleranza di una società che fa della tolleranza una delle sue bandiere è diventata tanto insopportabile quanto ipocrita. Quelle che vengono presentate come opinioni, infatti, non sono altro che volontà di prevaricazione, e di mettere a tacere chi la pensa diversamente.

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Il caso del Ddl Zan-Scalfarotto: i cristiani non possono tacere

Il grave caso del Ddl Zan-Scalfarotto richiede ad ogni cristiano di alzare la voce. Ma questo fa il paio con molte altre tematiche. Pensiamo alla drammatica tratta degli schiavi e dei migranti, di cui ieri si celebrava la giornata internazionale in loro memoria, tema centrale della nostra società che continua a dichiararsi “civile” ed “evoluta”. Oppure si pensi all’impedimento di svolgere le funzioni liturgiche  a cui abbiamo assistito in questi mesi, con con poliziotti che sono entrati in chiesa minacciando il celebrante.

Da ultimo, si pensi al prolungamento indiscriminato dello stato di emergenza, a cui si sono opposti anche i maggiori giuristi e costituzionalisti di questo paese. O al fatto che il governo in carica abbia fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la richiesta di rendere pubblici i documenti secretati del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile.

I cristiani hanno il diritto di sapere

Documenti nei quali sono indicate le motivazioni usate dal premier Conte per emanare i dpcm dei mesi di marzo e aprile, in pieno periodo di lockdown del coronavirus. Con quali motivazioni il Governo ha bloccato le libertà costituzionali in questo paese? E per quale motivo queste ragioni non debbano essere rese pubbliche, visto che, fino a prova contraria, il nostro è un Paese libero e democratico?

Queste sono domande più che legittime che un cristiano ha non solo il diritto ma anche il dovere di porre. Purtroppo però, le perquisizioni esistono fin dall’origine del cristianesimo. Già al tempo di Gesù i martiri c’erano eccome, e troppi. Come oggi continuano ad esistere. Se infatti la cristianofobia è ancora la prima causa di uccisioni per natura religiosa nel pianeta, la secolarizzazione e la laicizzazione tendono a combattere il cristianesimo con armi più subdole, inconsce.

Nel mondo di oggi, insomma, non sembra esserci spazio per l’amore di Gesù. Un amore forse troppo grande, radicale, quindi ingombrante. Al contrario, siamo al contrario educati a pensieri piccoli, desideri terra a terra, obiettivi facili, soddisfazioni immediate. Un amore così grande da donare la vita in croce per il prossimo non è accettabile, forse è incomprensibile.

Nel mondo di oggi l’amore radicale di Gesù diventa scomodo

Se già allora Cristo fu barbaramente crocifisso, oggi si vorrebbe quindi fare lo stesso con il cristianesimo. L’ultima trovata del Movimento 5 Stelle, che vorrebbe riportare in auge l’ateismo di Stato di memoria sovietica, ne è la dimostrazione plastica.

Esattamente per queste ragioni sopra elencate, il compito di un’informazione cristiana e cattolica oggi è proprio quello di mettere in luce cosa succede nella società, di informare i lettori di quello che i politici, i potenti, gli uomini di questo mondo stanno cercando di mettere in atto ai danni dei cristiani e dell’umanità tutta.

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Fare informazione cattolica significa mettere in luce gli errori

Altrimenti non ci sarebbe alcuna ragione di fare informazione, e di farla da un punto di vista cattolico, e quanto possibile evangelico, non dimenticandoci mai di pregare il nostro Signore affinché ci doni lo Spirito per essere suoi figli e discepoli nella maniera migliore possibile. Nonostante tutte le nostre storture e miserie che tuttavia non portano mai il Signore ad allontarsi da noi, in virtù della Sua misericordia infinita.

Ma meglio che le nostre parole, ai commenti offesi giunti sui nostri canali social per avere osato criticare il Ddl Zan Scalfarotto, riportiamo le parole di San Giovanni Paolo II, in occasione del Grande Giubileo del 2000, pronunciate rivolgendosi durante un’Udienza a Governanti, Parlamentari e Amministratori della cosa pubblica, tra cui sedevano personalità come Francesco Cossiga o Michail Gorbachev.

Le responsabilità della missione politica per i cristiani

Un discorso in cui il Santo Papa polacco rifletteva “sulla natura e sulla responsabilità che comporta la missione” della “vocazione all’azione politica”, comprese “difficoltà e rischi che essa comporta”. “L’attività politica deve perciò svolgersi in spirito di servizio”, e “il cristiano che fa politica – e vuole farla ‘da cristiano’ – deve agire con disinteresse, cercando non l’utilità propria, né del proprio gruppo o partito, ma il bene di tutti e di ciascuno, e quindi, in primo luogo, di coloro che nella società sono i più svantaggiati”, spiegava Wojtyla.

Per il quale “la preoccupazione essenziale dell’uomo politico” è “una giustizia” che “tenda a creare tra i cittadini condizioni di uguaglianza nelle opportunità”. “Lo spirito di solidarietà deve crescere nel mondo”, spiegava. E a questo proposito, in quell’occasione Giovanni Paolo II sottolineava che “la legge positiva non può contraddire la legge naturale, null’altro essendo quest’ultima se non l’indicazione delle norme prime ed essenziali che regolano la vita morale”.

L’unica legge morale obiettiva è quella naturale

Norme alla cui base può esservi “solo il riconoscimento di una legge morale obiettiva che, in quanto ‘legge naturale’ iscritta nel cuore dell’uomo, è punto di riferimento normativo della stessa legge civile”. “Una legge che non rispetti il diritto alla vita – dalla concezione alla morte naturale – dell’essere umano, quale che sia la condizione in cui si trova – sia esso sano o malato, ancora allo stato embrionale, vecchio o in stadio terminale – non è una legge conforme al disegno divino“, ammoniva il Papa polacco.

“Lo stesso deve dirsi di ogni legge che danneggi la famiglia e attenti alla sua unità e alla sua indissolubilità oppure dia validità legale a unioni tra persone, anche dello stesso sesso, che pretendano di surrogare con gli stessi diritti la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”, è il passaggio ancora oggi di grande attualità.

Non si tratta di uscire dal mondo ma di dare testimonianza

“Non si tratta, per il cristiano di oggi, di uscire dal mondo in cui la chiamata di Dio l’ha posto, ma piuttosto di dare testimonianza della propria fede e di essere coerente con i propri principi, nelle difficili e sempre nuove circostanze che caratterizzano l’ambito della politica“, spiegava ancora Wojtyla.

Giovanni Paolo II (photo Gettyimages)

Ricordando, tuttavia, che i cristiani non sono pessimisti riguardo al futuro. Perché “abbiamo la certezza che Gesù Cristo è il Signore della storia, e perché abbiamo nel Vangelo la luce che illumina il nostro cammino, anche nei momenti difficili e oscuri”.

Giovanni Bernardi

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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