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Rolando Rivi: torturato e ucciso barbaramente a soli 14 anni

Il 13 aprile 1945 veniva crudelmente ucciso il giovanissimo Rolando Rivi, seminarista, riconosciuto Beato e martire della Chiesa cattolica.

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“Domani un prete di meno”, queste le parole pronunciate a dal commissario politico della formazione partigiana garibaldina che in odio alla fede, uccise il seminarista Rolando Rivi, a soli 14 anni.

Ci furono molte vittime fra il clero italiano durante la Seconda guerra mondiale e la guerra civile. In Emilia Romagna e soprattutto nel “Triangolo della morte”  comprensivo delle aree di Bologna, Modena, Reggio Emilia, morirono barbaramente 93 sacerdoti e religiosi; la maggior parte a seguito delle vendette dei “rossi”. Fra le vittime anche il piccolo Rolando Rivi, colpevole di indossare la talare. Una vicenda, quella del giovane seminarista, del quale libri di storia e mass media hanno debitamente taciuto, per non intaccare la memoria della Resistenza rossa.

Chi era Rolando Rivi

Rolando Maria Rivi nacque il 7 gennaio 1931 a San Valentino, borgo rurale del Comune di Castellarano (Reggio Emilia), in una famiglia profondamente cattolica. Brillante e vivace, di lui la nonna paterna, Anna, diceva: “O diventerà un mascalzone o un santo! Non può percorrere una via di mezzo”. Con la prima Comunione e la Cresima, invece maturò e si fece più responsabile.

Rolando, ogni mattina, si alzava presto per servire la Santa Messa e ricevere la Comunione. All’inizio di ottobre del 1942, terminate le scuole elementari, entrò nel Seminario di Marola, nel comune di Carpineti in provincia di Reggio Emilia. Si distinse subito per la sua profonda fede e per i suoi tanti talenti. Era simpatico e brillante, amante della musica, entrò a far parte della corale e suonava l’armonium e l’organo.

Ma ecco che quando stava per terminare la seconda media, i tedeschi occuparono il Seminario e i ragazzi furono rimandati a casa. Rolando continuò a sentirsi seminarista: la chiesa e la casa parrocchiale furono i suoi luoghi prediletti. Le sue occupazioni quotidiane, oltre allo studio, furono la Santa Messa, il Tabernacolo, il Santo Rosario.

Il timore dei genitori per la sua incolumitĂ 

I genitori, spaventati dall’odio partigiano, invitarono il figlio a togliersi la talare; tuttavia egli rispose: “Ma perché? Che male faccio a portarla? Non ho voglia di togliermela. Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù”.

Questa pubblica appartenenza a Cristo gli fu fatale. Un giorno, mentre i genitori si recavano a lavorare nei campi, Rolando prese i libri e si allontanò, come al solito, per studiare in un boschetto vicino casa. Arrivarono i partigiani, lo sequestrarono, gli tolsero la talare e lo torturarono. Rimase tre giorni loro prigioniero, subendo offese e violenze; poi lo condannarono a morte.

Lo condussero in un bosco, presso Piane di Monchio (Modena); gli fecero scavare la sua fossa. Quando Rolando capisce che i carnefici non avranno pietà, chiede solo di poter pregare per il suo papà e per la sua mamma. Anche in quest’ultimo istante, nella preghiera, Rolando riafferma la sua appartenenza all’amico Gesù, al suo amore e alla sua misericordia.

Fu fatto inginocchiare sul bordo della buca e gli spararono due colpi di rivoltella, una al cuore e una alla fronte. Poi, della sua nera e immacolata talare, ne fecero un pallone da prendere a calci. Era venerdì 13 aprile 1945 intorno alle ore 15. Nel 1951 la Corte di Assise di Lucca condanna gli autori dell’efferato omicidio. La condanna viene poi confermata nel 1952 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e diventa definitiva in Cassazione.

Sale agli onori degli altari

Il 23 giugno 2010 la positio del Servo di Dio Rolando Rivi è stata iscritta nel protocollo dei martiri presso la Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.
La celebrazione Eucaristica e la Beatificazione presieduta dal cardinale Angelo Amato, si è svolta il 5 ottobre 2013 presso il PalaCasaModena.

Preghiera per chiedere Grazie con l’intercessione del beato Rolando Rivi

O Dio, Padre misericordioso,
che scegli i piccoli
per confondere i potenti del mondo,
Ti ringrazio per averci donato,
nel seminarista Rolando Rivi,
una testimonianza di amore totale
al Tuo Figlio GesĂą e alla sua Chiesa,
fino al sacrificio della vita.
Illuminato da questo esempio
e per intercessione di Rolando,
Ti chiedo di darmi la forza
di essere sempre segno vivo
del Tuo amore nel mondo
e Ti supplico di volermi concedere la grazia..
(esprimere la propria intenzione)
che ardentemente desidero.
Amen 

Simona Amabene

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Simona Amabene

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