“Dio intervenga con la sua mano onnipotente per liberarci da questa terribile pandemia, in modo che la vita possa riprendere in serenità il suo corso quotidiano”.
Si tratta dell’invocazione pronunciata da Papa Francesco di fronte alla Grotta di Lourdes dei Giardini Vaticani, con lo sguardo rivolto alla Vergine, durante la recita del Rosario contro il coronavirus, in collegamento con quasi cinquanta santuari da tutto il mondo.
“La Madonna tocchi le coscienze dei governanti perché le ingenti somme usate per accrescere e perfezionare gli armamenti siano invece destinate a promuovere adeguati studi per prevenire simili catastrofi in futuro”, ha anche invocato il Papa.
Il momento è fortemente emotivo e carico di grande intensità. I cristiani sono uniti in preghiera con il Papa, che assorto con gli occhi chiusi e tenendo tra le mani un rosario, la sua solita coroncina nera, porta a Maria tutte le preghiere dei fedeli, sparsi ai quattro angoli della terra.
Il coronavirus fino ad oggi ha toccato 6 milioni di persone, che ne sono state contagiate, e di queste ne sono morte oltre 360mila. Il dolore di queste perdite è gigantesco, e si leva da ogni continente. La preghiera del Papa assume una valenza fortemente drammatica ma carica di grande forza e spiritualità.
Ai piedi della riproduzione della statua custodita a Lourdes, dove Maria si presentò alla piccola Bernadetta, il Papa lascia un bouquet di fiori bianchi. Il Papa invoca il sostegno di Maria “per quanti sono angosciati per le persone ammalate, alle quali per impedire il contagio non possono stare vicini”, “per chi è in ansia per il futuro incerto e per le conseguenze sull’economia e sul lavoro”.
Chiede che “questa dura prova finisca e ritorni un orizzonte di speranza e di pace”, e mette al centro il personale sanitario e i volontari che si sono eroicamente sacrificati in questa emergenza di coronavirus. Sono loro i protagonisti laici del Rosario, presenti alle spalle del Papa, che hanno letto una ad una, in maniera alternata, le preghiere del Rosario.
Ci sono uomini e donne, laici e consacrati, scelti dal presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella. Si tratta di un medico e un’infermiera sopravvissuti al coronavirus, una persona che ha perso un familiare, il cappellano dell’ospedale Spallanzani di Roma, una giornalista di Rainews24, un volontario della Protezione civile, una coppia a cui è nato un bimbo durante la pandemia.
Per loro il Papa ha chiesto “forza, bontà e salute”. “Maria, illumina le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino giuste soluzioni per vincere la malattia. Assisti i responsabili delle Nazioni, perché operino con saggezza, sollecitudine e generosità, soccorrendo quanti mancano del necessario per vivere, programmando soluzioni sociali ed economiche con lungimiranza e con spirito di solidarietà”, chiede il Pontefice alla Madonna.
“Tocca le coscienze perché le ingenti somme usate per accrescere e perfezionare gli armamenti siano invece destinate a promuovere adeguati studi per prevenire simili catastrofi in futuro”, è un’altra invocazione di Bergoglio.
Mentre si sgranano i misteri del rosario, sugli schermi appaiono le immagini dei santuari collegati in tutto il pianeta, a rafforzare anche visivamente l’unione di preghiera e di intenti. Czestochowa, Pompei, Fatima, Washington, Messico, Costa d’Avorio. Tutti uniti in preghiera, nei diversi fusi orari.
Di fronte agli schermi, 130 persone sedute in distanziamento recitano il Rosario con Francesco. E ricordano moribondi, “chi si spegne in solitudine”, le famiglie “nel dolore”, sacerdoti che hanno portato i sacramenti ai malati.
Tra questi, anche i sacerdoti romani, che il Papa ha ringraziato con una missiva a loro rivolta, spiegando che avrebbe voluto celebrare la Messa crismale con loro, ma che è stato impossibile per via del fatto che le Messe diocesane erano ancora vietate.
Così il Papa ha deciso di farsi vicino ai sacerdoti con questa lettera, ringraziandoli anche per loro mail o telefonate. “La complessità di ciò che si doveva affrontare non tollerava ricette o risposte da manuale”, ha scritto loro il Papa.
“Il dolore della nostra gente ci faceva male, le sue incertezze ci colpivano, la nostra comune fragilità ci spogliava di ogni falso compiacimento idealistico o spiritualistico, come pure di ogni tentativo di fuga puritana. Nessuno è estraneo a tutto ciò che accade. Possiamo dire che abbiamo vissuto comunitariamente l’ora del pianto del Signore“.
In questo tempo di pandemia infatti, i sacerdoti sono rimasti vicini alle persone e il Papa ha voluto ringraziarli per questo. Spiegando che “la pandemia non conosce aggettivi, confini e nessuno può pensare di cavarsela da solo. Siamo tutti colpiti e coinvolti“.
“Tutti abbiamo ascoltato i numeri e le percentuali che giorno dopo giorno ci assalivano; abbiamo toccato con mano il dolore della nostra gente. Ciò che arrivava non erano dati lontani: le statistiche avevano nomi, volti, storie condivise.
Come comunità presbiterale non siamo stati estranei a questa realtà e non siamo stati a guardarla alla finestra; inzuppati dalla tempesta che infuriava, voi vi siete ingegnati per essere presenti e accompagnare le vostre comunità: avete visto arrivare il lupo e non siete fuggiti né avete abbandonato il gregge”.
Così si leva alta la preghiera di Francesco a Maria, al termine del Rosario dalla Grotta vaticana di Lourdes. “Nella presente situazione drammatica carica di sofferenze e di angosce che avvolgono il mondo intero ricorriamo a te, Madre di Dio e Madre nostra, e cerchiamo rifugio sotto la tua protezione. Oh Vergine Maria, conforta quanti sono smarriti e piangenti per i loro cari morti, sepolti a volte in un modo che ferisce l’anima”.
Giovanni Bernardi
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