Il cardinale Ruini a tutto tondo su Giovanni Paolo II, politica e coronavirus. Il Papa polacco era un vero santo, sbagliato tirarlo per la giacchetta.
E sulla chiusura delle Messe al popolo in questo periodo di coronavirus, dice: è stato invaso un campo non loro.
Il cardinale Ruini è stato a capo della Conferenza episcopale italiana per dei lunghi sedici anni, e per molti ha simboleggiato l’attivismo dei cattolici in politica, in un’era in cui il partito unico dei cattolici è scomparso. Oggi ha 89 anni, e ogni sua parola diventa ancora argomenti di discussione. Con le sue opinioni riesce sempre a entrare nel mezzo del dibattito sulla società e sulla politica.
Così, in questa occasione, intervistato dal quotidiano La Stampa per parlare del ricordo di San Giovanni Paolo II a cento anni dalla sua nascita, che ricorre il prossimo 18 maggio, affronta il tema più caldo dell’attualità dal punto di vista della Chiesa. Ovvero, la crisi sanitaria e la sospensione delle Messe al pubblico che ne è derivata.
Entrando nel merito del ricordo di Giovanni Paolo II, il Pontefice che ha guidato la sua esperienza di capo dei vescovi italiani, Ruini ha spiegato che non è giusto legare le politiche cosiddette sovraniste e anti-immigrazione alla figura di Karol Wojtyła, per di più mettendola in contrapposizione a quella dell’argentino Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco.
“Non va fatto nel nome di Giovanni Paolo II”, che “valorizzava il concetto di nazione, ma non contro le altre”, spiega Ruini. Nei mesi scorsi, con la sua intervista considerata “aperturista” alle politiche della Lega di Matteo Salvini, si era guadagnato ormai la raffigurazione di cardinale “salviniano”, tanto che lo stesso leader leghista pare che avrebbe provato a contattarlo più volte.
“Giovanni Paolo II amava profondamente la propria nazione, la Polonia, e in genere valorizzava molto il concetto di nazione, non però in antitesi alle altre nazioni bensì nel quadro della ‘famiglia delle nazioni’. Tra lui e Papa Francesco ci sono molte diversità, ma diversità non vuole affatto dire contrapposizione”, ha spiegato Ruini nell’intervista alla Stampa.
Il cardinale, entrando nel merito del Pontificato di Francesco, ha quindi spiegato che è “sbagliato contrapporre i due Papi: pure Giovanni Paolo II insisteva molto sulla ‘opzione preferenziale per i poveri’. Accusare Papa Francesco di marxismo significa non conoscere il marxismo, oppure non conoscere l’attuale Papa, o più probabilmente non conoscere né il marxismo né il Papa”.
Giovanni Paolo II, ha spiegato Ruini, ha “inciso sul corso della storia sotto molti profili”, di cui i principali sono in particolare due. Ovvero quello più conosciuto, del suo contributo alla caduta del comunismo, “che per suo merito è avvenuta in modo pacifico“. In secondo luogo, con l’uscita della Chiesa “da quella posizione difensiva sulla quale era stata a lungo costretta dalla crisi del dopo Concilio e ha potuto riprendere l’iniziativa, soprattutto nell’ambito dell’evangelizzazione”.
In tutto ciò Giovanni Paolo II, ha spiegato il porporato, “era un santo, nel senso pieno del termine”. E un “grande”. “Wojtyła grande lo è stato davvero, come Papa e come uomo”, spiega Ruini. “Non transigeva sulla fede e sulla morale cristiana, in particolare nella difesa della famiglia e della vita, ma aderiva di tutto cuore alle grandi novità del Concilio. Era convinto infatti che il futuro appartenesse a Cristo non meno del passato”.
Il programma della vita di Giovanni Paolo II, spiega Ruini, sono state due affermazioni tratte dalla prima enciclica, Redemptor hominis. “L’uomo è la via della Chiesa”, la prima. “Sulla via che conduce da Cristo all’uomo la Chiesa non può essere fermata da nessuno”, la seconda.
“Purtroppo oggi a noi credenti mancano spesso quel coraggio, quella fiducia e quella determinazione che sono indispensabili per portare avanti la causa del Vangelo, che coincide con il vero bene dell’uomo”
Giovanni Bernardi
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