La musica ed il canto sono parte integrante della liturgia in Chiesa, sin dagli albori dell’umanità queste due discipline hanno accompagnato l’uomo nella sua crescita morale e spirituale, la musica in particolar modo sembra avere una connessione ancestrale con l’essere umano al punto da poter essere considerata la forma di espressione dell’anima maggiormente elevata.
Chiaramente anche le funzioni hanno mutuato questo legame tra l’essere umano e la musica e persino nella Bibbia sono citati esempi di funzioni in cui il canto aveva un ruolo cruciale nell’espletazione della liturgia stessa. Conoscendo questa stretta connessione viene da chiedersi se anche il Messia ascoltasse musica, se anche lui si dedicava al canto, se l’evoluzione musicale dei secoli possa aver influito sul genere di musica che viene suonato in chiesa, se è possibile ascoltare musica moderna o ci si deve semplicemente limitare ai classici canti gregoriani.
Sull’argomento può essere interessante e per certi versi illuminante il libro di Luciana Leone intitolato “Il suono, il senso, l’armonia”. Grande compositrice musicale in ambito religioso e in quello di musica leggera, Luciana Leone ha una stretta correlazione con la musica religiosa moderna: per dieci anni è stata direttrice artistica del coro del Rinnovamento dello Spirito per il concerto di Natale in Vaticano, oltre che per il concerto ad honorem del Giubileo del 2000.
La Leone ha all’attivo la direzione e la produzione di diversi album di musica religiosa (oltre una trentina) ed è un membro illustre del Cei per la liturgia del quinquennio. Nel libro di cui sopra, la compositrice ha trasferito decine d’anni d’esperienza analizzando l’evoluzione della musica religiosa nel tempo in corrispondenza con l’evoluzione della musica leggera.
A dirlo è la stessa autrice in un intervista con il quotidiano online ‘Zenit’, la Leone spiega come abbia avvertito una frattura tra il mondo della chiesa (quindi quello della liturgia classica con la musica tradizionale) e l’evoluzione musicale: “Il libro esamina la tradizione musicale della Chiesa e l’esperienza dei movimenti cercando di accorciare questa distanza tra antico e moderno”. L’esame della tradizione musicale della chiesa e della sua evoluzione, serve dunque all’autrice per rintracciare il motivo di questa frattura e proporne delle soluzioni che possano risanarla.
Se il libro in questione offre la soluzione ad un problema odierno, manca di rispondere alle nostre curiosità riguardanti il rapporto con musica e canto di Gesù, a questo proposito il redattore di Zenit si sofferma con una domanda mirata: “Gesù cantava?”, alla quale la scrittrice risponde: “Credo proprio di si. È molto probabile perché partecipava a quelle pratiche di culto in cui la comunità ebraica cantava. Tutta la salmodia era sicuramente accompagnata dalla musica e quindi accompagnata dal canto. Alcuni passi del Vangelo lo dicono”.
Il canto era dunque parte integrante della liturgia ebraica e Nostro Signore ci partecipava, ma questo ha una funzione così imprescindibile per la liturgia? Secondo la Leone si, la musica è linguaggio del cuore e come tale si eleva fino a Dio, la scrittrice definisce le varie funzioni del canto descrivendole come veicolo di amore e fratellanza, una armonia dei contrari che porta gioia nei cuori.
Insomma il canto e la musica hanno un valore eccezionale nel piegare anche i cuori più duri e l’autrice spera di condividere con il mondo dei fedeli questa verità affinché si possa conoscere il valore “Sacramentale” della musica.
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