La sua vicenda estremamente radicale, lo porta dall’essere un “sacerdote satanista” a una conversione straordinaria, delle più incredibili e note nella storia della Chiesa.
Una vera e propria testimonianza di come la Madonna e la pratica del Rosario possa davvero rivoluzionare i cuori delle persone, e di conseguenza del mondo intero.
Bartolo Longo fu il testimone di una delle conversioni più incredibili che la Chiesa abbia conosciuto. Il suo nome risuona in maniera potente ogni volta che si parla della Vergine di Pompei, la Madonna che ogni partenopeo venera con grande trasporto. San Giovanni Paolo II nel 1980, nel giorno della sua beatificazione, descrisse Bartolo Longo come “l’uomo della Madonna”. La vita che conduceva prima di incontrare la Vergine era però quanto di più distante si possa immaginare da quella di un buon cristiano.
La straordinaria conversione del Beato Longo
L’uomo era un grande esponente del mondo anticlericale napoletano dopo l’unità d’Italia, dove il senso di avversione alla fede cristiana e al Papa era a dir poco totale e radicale. Ogni giorno si vedevano atti e manifestazioni contro la Chiesa, e Bartolo Longa era totalmente assorbito da questa corrente di pensiero. Tanto che finì invischiato con una setta satanica, al punto di divenirne “sacerdote”. Una terribile realtà dove gli adepti comunicavano con il demonio che si presentava loro falsamente vestito da Arcangelo Michele.
Il 9 ottobre 1872 Bartolo si recò nella zona in cui sorgerà il Santuario della Madonna di Pompei, al fine di visitare una sua proprietà, di cui è amministratore. Rimase impressionato dal degrado e dal brigantaggio diffuso in quel luogo. Nella parrocchia locale Longo avverte, durante la Messa e al rintocco dell’Angelus di mezzogiorno, una voce dentro di lui. La Madonna gli stava intimando di diffondere la devozione al Rosario.
“Un giorno, correva l’ottobre del 1872, la procella dell’animo mi bruciava il cuore più che ogni altra volta e m’infondeva una tristezza cupa e poco men che disperata”, furono le parole del suo racconto. “Uscii dal casino De Fusco e mi posi con passo frettoloso a camminar per la valle senza saper dove. E così andando, pervenni al luogo più selvaggio di queste contrade”, disse.
Il momento in cui la sua vita cambiò
“Tutto era avvolto in quiete profonda. Volsi gli occhi in giro: nessun’ombra di anima viva. Allora mi arrestai di botto. Sentivami scoppiare il cuore. In cotanta tenebra di animo una voce amica pareva mi sussurrasse all’orecchio:- Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. È promessa di Maria. Chi propaga il Rosario è salvo!”.
Un pensiero che lui stesso descrisse come “un baleno che rompe il buio di una notte tempestosa”. “Satana, che mi teneva avvinto come una preda, intravide la sua sconfitta e più mi costringeva nelle sue spire infernali”, disse. “Era l’ultima lotta, disperata lotta. Con l’audacia della disperazione, sollevai la faccia e le mani al cielo, e rivolto alla Vergine celeste: Se è vero – gridai – che Tu hai promesso a S. Domenico, che chi propaga il Rosario si salva; io mi salverò, perché non uscirò da questa terra di Pompei senza aver qui propagato il tuo Rosario”.
“Niuno rispose: silenzio di tomba mi avvolgeva dintorno”, continuò. “Ma da una calma che repentinamente successe alla tempesta dell’animo mio, inferii che forse quel grido di ambascia sarebbe un giorno esaudito. Una lontana eco di campagna giunse ai miei orecchi, e mi scosse: sonava l’Angelus del Mezzodì. Mi prostrai e articolai la prece che in quell’ora un mondo di fedeli volge a Maria. Quando mi levai in piedi, mi accorsi che sulle guance era corsa una lacrima. La risposta del cielo non fu tarda”.
Scappò dall’inferno per giungere alla santità
Da allora la sua missione diventa quella di diffondere tra i pompeiani la pratica del Rosario, fondando persino una confraternita. Quando si recò a Napoli per acquistare un quadro della Madonna del Rosario, per diverse ragioni si dovette accontentare di un quadro non di buona fattura, che viaggiò sull’unico mezzo disponibile: un carro di letame.
Quello stesso quadro diede origine a quattro clamorosi miracoli in pochi mesi. Da allora per il futuro Beato Bartolo Longo la pratica del Santo Rosario divenne il suo cammino verso il Paradiso, dopo essere sprofondato nell’inferno più nero, che lo portò a diventare il più grande promotore laico della devozione alla Madonna del Rosario.
“Se cerchi la salvezza, propaga il Rosario. Chi propaga il Rosario è salvo“, disse in seguito parlando del Rosario, che descrisse come “la dolce catena che ci rannoda a Dio”. “Il Rosario è il magistero della vita, un magistero pieno di dolcezza e di amore, onde l’uomo sotto gli sguardi di Maria, quasi senza accorgersi, trova che va facilmente educando se stesso al conseguimento della vita vera”, affermò ancora. “Essenza del Rosario è esprimere il culto perfetto, interno ed esterno, la vera preghiera dello spirito seguita dalle opere”.