Per via del coronavirus i cattolici hanno dovuto rinunciare all’Eucarestia, ma la speranza è che si possa tornare presto alla normalità.
Tuttavia, in alcuni paesi come il Venezuela, ci sono sacerdoti che non si sono rassegnati e hanno trovato soluzioni alternative per andare incontro al desiderio dei fedeli, consapevoli solo Gesù ha l’autorità sulla vita dei cristiani, che è riposta nelle mani benevole del Signore.
È il caso di padre Luciano Labrador, che in Venezuela, e precisamente a Guarenas, di fronte alla parrocchia di Nostra Signora di Coromoto, al termine della Messa celebrata in privato per la Domenica di Pasqua ha deciso di uscire dalla chiesa per andare in strada a distribuire la Comunione ai fedeli della zona.
È cosa nota che, di fronte alla paure di pestilenze ed epidemie, hanno operato e si sono santificati grandi personaggi della Chiesa, che ne hanno fatto la storia. Basta pensare a San Giovanni di Dio, a Santa Giuseppina Bakhita, a San Damiano di Molokai, tutti santi che asistettero i malati fino all’ultimo e nonostante le condizioni avverse e pericolose.
Ovviamente ci si chiede se questo sia un comportamento responsabile, che rischi di incentivare i contagi. La risposta di padre Luciano al network Aleteia è stata che l’unica ragione dell’atto è stata la misericordia del Signore. “L’atto è stato realizzato tenendo conto della misericordia di Dio, che è la cosa più importante in quest’epoca e nella nostra vita”, ha detto padre Luciano.
“Esiste questa pandemia e siamo ben consapevoli della gravità della questione, sapendo ciò che implica. Nel mio caso personale e insieme a molti fedeli, però, possiamo dire di non avere paura”, ha aggiunto.
Tuttavia, non per questo “possiamo permettere che il nemico ci accerchi e ci impedisca di avvicinarci al Signore”, ha ricordato. Nel Vangelo di Matteo infatti si afferma che il Signore, ‘vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore’.
Per questo, stando a quanto viene riferito dal testo biblico, “noi, come sacerdoti, siamo chiamati a incoraggiare il popolo di Dio, a dargli forza e accompagnamento spiriuale, ovviamente, ciascuno in base alla propria realtà”, ha spiegato ancora padre Luciano.
Convinto che “Gesù ci sta chiedendo di dar da mangiare al popolo, di nutrirlo davvero”. In quest’ottica, quindi, quello di portare la Comunione ai fedeli è stato interpretato come il compimento delle opere di misericordia, ovvero di quanto chiesto da Gesù e tramandato nel Vangelo. Dare da mangiare agli affamati, anche quando si tratta di “una fame sacramentale”.
Nel Messale romano si danno indicazioni su come regolare l’amministrazione della Comunione al di fuori della Messa. Lì si indica l’importanza indurre i fedeli a comunicarsi durante la celebrazione eucaristica. Ma allo stesso tempo si dice che i sacerdoti non devono negare la possibilità di “nutrire con l’Eucarestia” chi non può assistere alla celebrazione eucaristica svolta dalla comunità.
In questo caso, il gesto del sacerdote venezuelano è da leggere anche alla luce dell’invito fatto da Papa Francesco proprio poco dopo lo scoppio della pandemia, in cui ha invitato i sacerdoti a stare vicino al “Santo popolo fedele di Dio”.
“Il nostro impegno come sacerdoti è avere chiara la nostra carità e l’assistenza in nome della Chiesa tra malattie come pesti, colera, epidemie…”, è la risposta del sacerdote.
Giovanni Bernardi
Fonte: aleteia.it
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