Nel giorno dedicato alla Festa Liturgica di San Giuseppe, ripercorriamo la vita di alcuni uomini di Dio che portano il suo nome.
Sacerdoti che hanno donato la vita per il popolo a loro affidato. O anche Papi che hanno guidato la Chiesa, portandola con mano in un momento difficile. San Giuseppe, Santo di cui portavano e portano il nome, è stato la loro guida. Conosciamo chi sono.
San Giuseppe: l’uomo che ha cresciuto Gesù. Tanti oggi sono coloro che portano il nome di questo Santo, in particolare nel mondo della Chiesa. Un Santo preso a modello, non solo per il loro nome, ma anche e soprattutto per la forza d’animo con il quale non si sono tirati indietro, nemmeno in situazioni difficili e, fino all’ultimo, hanno detto il loro SI a Dio, alcuni anche a costo della vita.
Abbiamo scelto tre “Giuseppe”, sacerdoti della Chiesa, per ricordare tutti quelli che portano il nome di questo Santo nel mondo e nella Chiesa.
Don Giuseppe Diana: sacerdote della provincia di Caserta, insegnate e scout, ucciso dalla camorra a Casal di Principe. Don Peppino, come tutti lo chiamavano, cercava di aiutare le persone nei momenti resi difficili dalla camorra, negli anni del dominio assoluto della camorra casalese, tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90.
Alle 7.20 del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, Giuseppe Diana venne assassinato nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si accinge a celebrare la santa messa. Un camorrista lo affronta con una pistola. I cinque proiettili vanno tutti a segno: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo. Don Peppe Diana muore all’istante.
Anche Papa Giovanni Paolo II rimase turbato da ciò, e con un suo messaggio, si fece vicino alla famiglia e all’intera comunità di don Giuseppe: “Sento il bisogno di esprimere ancora una volta il vivo dolore in me suscitato dalla notizia dell’uccisione di don Giuseppe Diana, parroco della diocesi di Aversa, colpito da spietati assassini mentre si preparava a celebrare la santa messa.
Nel deplorare questo nuovo efferato crimine, vi invito a unirvi a me nella preghiera di suffragio per l’anima del generoso sacerdote, impegnato nel servizio pastorale alla sua gente. Voglia il Signore far sì che il sacrificio di questo suo ministro, evangelico chicco di grano caduto nella terra, produca frutti di piena conversione, di operosa concordia, di solidarietà e di pace”.
Era il giorno di Natale del 1991, quando don Giuseppe scrisse un documento, diffuso poi in tutte le chiese di Casal di Principe e della Diocesi di Aversa. Aveva un titolo particolare: “Per amore del mio popolo, non tacerò”.
“Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra. Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe, ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione” – iniziava. Il sacerdote, in un certo senso, chiedeva aiuto: un aiuto che dalle Istituzioni non arrivava, un impegno da parte sua e della Chiesa per riuscire a far vivere la sua città, contro un nemico che cresceva sempre di più, di giorno in giorno;
Don Pino Puglisi: anche lui era un sacerdote, ucciso dalla mafia il giorno del suo compleanno. La sua attività pastorale è stata interamente incentrata al recupero dei giovani e dei bambini, per sottrarli alla manovalanza della mafia. Un progetto educativo, uno scopo di salvezza per le future generazioni che, a molti, non è piaciuto.
Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56º compleanno, intorno alle 22:45 venne ucciso davanti al portone di casa. Qualcuno lo chiamò e lui si voltò, mentre qualcun altro gli scivolò alle spalle e gli esplose un colpo di pistola alla nuca. Una vera e propria esecuzione mafiosa.
Don Pino è stato proclamato Beato il 25 maggio del 2013, al Foro Italico di Palermo, davanti a una folla di circa centomila fedeli. La celebrazione fu presieduta dall’allora Arcivescovo di Palermo, Cardinale Paolo Romeo, mentre a leggere la lettera apostolica con cui si è compiuto il rito della Beatificazione fu il Cardinale Salvatore De Giorgi, delegato da Papa Francesco.
“Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto” – disse Papa Francesco nella sua omelia il giorno dopo la beatificazione del sacerdote ucciso;
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Joseph Ratzinger: conosciuto a tutti come Papa Benedetto XVI. Pontefice dal 2005 al 2013, dimessosi dalla carica l’11 febbraio del 2013, dichiarando la sede vacante il 28 febbraio dello stesso anno. ordinato sacerdote nel 1951, ha incentrato il suo intero operato sullo studio teologico, tanto da esser stato identificato come il “Papa Teologo”. Ordinato Cardinale nel 1977, fu lo stesso Paolo VI, in quell’occasione a definirlo un “insigne maestro di teologia”.
Nel suo primo discorso da Papa, riservò un ricordo al suo amico e predecessore Giovanni Paolo II: “Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere.
Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre, starà dalla nostra parte. Grazie”.
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ROSALIA GIGLIANO
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