La Chiesa cattolica discrimina le donne, non permette loro di accedere a ruoli di governo escludendole dal Sacerdozio? È uno dei temi più dibattuti da tempi lontani.
Spesso emerge la questione dell’ammissione delle donne al Sacerdozio ministeriale. Quali sono le motivazioni che adduce il Magistero della Chiesa? Prima o poi la Chiesa cambierà opinione? Lo farà Papa Francesco?
La Chiesa Cattolica non ha mai ritenuto di poter validamente ammettere donne all’ordinazione presbiterale ed episcopale.
Le motivazioni del Documento “Ordinatio Sacerdotalis”
Nella Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis del 22 maggio 1994, Papa Giovanni Paolo II adduce tre motivazioni dell’esclusione delle donne dal sacerdozio: è una disposizione divina, l’esempio di Gesù e Maria. Le Scritture testimoniano che Cristo scelse come Apostoli solo uomini, che imitando Cristo continuarono su questa scia. Da qui la convinzione che l’esclusione delle donne dal sacerdozio è in armonia col piano di Dio per la sua Chiesa. Cristo ha agito liberamente, ha messo in rilievo la dignità e la vocazione della donna, senza conformarsi alla tradizione del suo tempo. Ha scelto quelli che volle. L’agire di Cristo è fondamento e norma suprema. Anche Maria non è stata ammessa tra i Dodici. Pertanto la non ammissione delle donne all’ordinazione sacerdotale non può significare una loro minore dignità o discriminazione nei loro confronti, ma è solo l’osservanza fedele di un disegno da attribuire al Signore. La Chiesa è perennemente grata a tante sante martiri, vergini, madri che coraggiosamente hanno testimoniato la loro fede educando i figli nello spirito del Vangelo trasmettendo la fede e la tradizione della Chiesa.
In futuro la Chiesa cambierà opinione?
Nonostante ciò, c’è chi ritiene discutibile la posizione della Chiesa e si chiede se prima o poi cambierà idea. Papa Giovanni Paolo II così ha scritto: “al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa… dichiaro che la Chiesa non ha alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa”. Il ministero Sacerdotale è una forma di servizio e anche se le donne non lo possono volgere non significa che non debbano esercitare tutti gli altri ministeri di carità a cui possono essere chiamate. Il rischio è che per inseguire ciò che non abbiamo non ci impegniamo a vivere ciò che abbiamo. Ogni vocazione è dono ma è anche responsabilità. Ora, soffermarsi eccessivamente sull’ostinato tentativo di riconoscere alle donne la vocazione al ministero presbiterale comporta il rischio di spendere energie e vocazioni che potrebbero essere impiegate per costruire una società più giusta.
La lotta non violenta per le donne che soffrono
Si dibatte tanto su questi argomenti; eppure, ci sono paesi in cui ancora la donna vive in una condizione di totale sottomissione all’uomo, non hanno il diritto di voto, o di scegliere l’uomo con cui condividere la vita, paesi in cui la donna è solo utile perché deve mettere al mondo nuove vite, o in cui per una banalità può essere pubblicamente lapidata. Le donne che hanno il dono immenso di nascere, crescere e formarsi in paesi in cui tali condizioni si dicono superate si dovrebbero impegnare affinché in tutti i luoghi del mondo non vi siano queste forme di autentica discriminazione sessuale e non cimentarsi in battaglie che finiscono con l’essere controproducenti. Possiamo non esercitare il sacerdozio ministeriale ma dobbiamo esercitare quello battesimale. Nel Battesimo siamo chiamati tutti a benedire, santificare, pacificare, a cercare il Regno di Dio e la sua giustizia, tutto il resto è un di più.