Giovanni Paolo II, durante il suo pontificato, rese un importante omaggio a Papa Paolo VI, riconoscendone la sua saggezza, il suo coraggio e la pazienza nel guidare la Chiesa nel periodo postconciliare. Il tributo del Pontefice mette in evidenza la fermezza e la sapienza di un uomo, oggi Santo, che seppe mantenere l’unità del Popolo di Dio.

Le parole proferite da Papa Giovanni Paolo II su Paolo VI rappresentano un vero e proprio omaggio a un Pontefice che ha guidato la Chiesa in un periodo cruciale della sua storia. Il pensiero di Papa Wojtyla, raccolto nell’Enciclica Redemptor Hominis, mette in evidenza le straordinarie capacità e qualità di Paolo VI. La sua saggezza e il suo coraggio, evidenziate dal Santo Pontefice, sono solo alcune delle qualità che Karol Wojtyla ha voluto menzionare nel suo fondamentale scritto. La figura di Paolo VI è descritta, nelle parole di Giovanni Paolo II, come “saldo timoniere”. Si tratta di una figura capace di mantenere la rotta della Chiesa, in un periodo fondamentale e delicato come quello postconciliare. L’immagine che Wojtyla richiama è quella della “barca di Pietro”, scossa dal di dentro. Questa immagine richiama le sfide che la Chiesa ha affrontato dopo il Concilio Vaticano II, un momento di forti cambiamenti.
Paolo VI nelle parole di Giovanni Paolo II
Paolo VI, nella descrizione che Wojtyla ci offre, ci appare come una figura che è stata in grado di mantenere un importante equilibrio provvidenziale. Questo era guidato dalla fede incrollabile nella missione della Madre Chiesa. Quella che Giovanni Paolo II riconosce al Santo Pontefice è la capacità di mantenere viva la speranza nella compattezza del Popolo di Dio. Ad aiutarci a comprendere il suo pensiero sono le parole che egli stesso scrisse nell’Enciclica: “Fui sempre stupito dalla sua profonda saggezza e dal suo coraggio, come anche dalla sua costanza e pazienza nel difficile periodo postconciliare del suo pontificato. Come timoniere della Chiesa, barca di Pietro, egli sapeva conservare una tranquillità ed un equilibrio provvidenziali anche nei momenti più critici, quando sembrava che essa fosse scossa dal di dentro, sempre mantenendo un’incrollabile speranza nella sua compattezza. Ciò, infatti, che lo Spirito disse alla Chiesa mediante il Concilio del nostro tempo, ciò che in questa Chiesa dice a tutte le Chiese non può – nonostante inquietudini momentanee -servire a nient’altro che ad una ancor più matura compattezza di tutto il Popolo di Dio, consapevole della sua missione salvifica (fonte Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis).
La compattezza del Popolo di Dio
Il pontificato di Paolo VI è stato segnato dalla convinzione che il Concilio Vaticano II, nonostante le difficoltà, fosse un’opera dello Spirito Santo. Quest’opera era destinata a rafforzare la Chiesa. Dunque, l’unità del Popolo di Dio, pur passando attraverso momenti di difficoltà, era per lui una meta da perseguire, con fiducia e pazienza. Il tributo del Santo Pontefice non si manifesta esclusivamente come un personale riconoscimento, ma come un’ulteriore conferma della grandezza spirituale di Paolo VI. La sua rimane, per tutta la Chiesa, una grandissima eredità. Non solo: rimane anche un grande punto di riferimento per tutti coloro che cercano di coniugare la fedeltà alla tradizione con la necessità di un’apertura al nuovo.
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