Nella vita di ognuno ci sono momenti difficili in cui si pensa che Dio ci abbia abbandonati, leggere e recitare il Salmo 42 vi potrebbe aiutare.
Questo ci ricorda che anche nei periodi più bui abbandonarsi a Dio è la scelta migliore, poiché in fondo al tunnel c’è la luce dove lo ritroveremo.
La vita di chiunque è composta da momenti felici ed altri tristi. Quando il mondo ci sorride e tutto va secondo i nostri piani ci sentiamo fortunati e sentiamo come se la presenza di Dio fosse più forte. Al contrario quando le cose iniziano andare male, siamo colpiti da un lutto o subiamo un torto, ci sentiamo abbandonati dal Signore.
D’un tratto quel silenzio che ritenevamo benevolo, inizia a pesare come un macigno, pretendiamo una risposta immediata, ci chiediamo se tutto quello in cui abbiamo creduto non sia solo frutto di una complessa rete culturale e sociale per accettare la caducità della vita.
In questi momenti, sarebbe utile e di conforto ai fedeli abbandonarsi a Dio. Pregare e interloquire con lui, sfogarsi per le ingiustizie subite, mostrargli il dolore che stiamo provando in quel momento. Affrontare le difficoltà che la vita ci frappone durante il cammino è parte del percorso che è stato disegnato per noi.
Non esiste una preferenza divina quando le cose vanno bene, né una punizione quando vanno male. Dio è sempre presente e pronto ad accogliere le nostre parole. Può essere di conforto per tutti i fedeli ripensare a come lo stesso Cristo abbia sofferto e dubitato, così pure la Madonna. Eppure loro non hanno abbandonato la speranza e non si sono discostati dal cammino retto. Ispiratrici, quasi illuminanti su questo argomento sono le parole del Salmo 42, che vi riportiamo di seguito.
Come la cerva desidera i corsi d’acqua,
così l’anima mia anela a te, o Dio.
L’anima mia è assetata di Dio,
del Dio vivente;
quando verrò e comparirò in presenza di Dio?
Le mie lacrime sono diventate il mio cibo giorno e notte,
mentre mi dicono continuamente:
«Dov’è il tuo Dio?»
Ricordo con profonda commozione il tempo in cui camminavo con la folla
verso la casa di Dio,
tra i canti di gioia e di lode
d’una moltitudine in festa.
Perché ti abbatti, anima mia?
Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora;
egli è il mio salvatore e il mio Dio.
L’anima mia è abbattuta in me;
perciò io ripenso a te dal paese del Giordano,
dai monti dell’Ermon, dal monte Misar.
Un abisso chiama un altro abisso al fragore delle tue cascate;
tutte le tue onde e i tuoi flutti sono passati su di me.
Il Signore, di giorno, concedeva la sua grazia,
e io la notte innalzavo cantici per lui
come preghiera al Dio che mi dà vita.
Dirò a Dio, mio difensore: «Perché mi hai dimenticato?
Perché devo andare vestito a lutto per l’oppressione del nemico?»
Le mie ossa sono trafitte
dagli insulti dei miei nemici
che mi dicono continuamente: «Dov’è il tuo Dio?»
Perché ti abbatti, anima mia?
Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora;
egli è il mio salvatore e il mio Dio.
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Luca Scapatello
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