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Covid, Cantalamessa: “Dio sconvolge la quiete per salvarci dal baratro”

Cantalamessa: la pandemia ci mostra come “il Signore sconvolge i nostri progetti e la nostra quiete, per salvarci dal baratro che non vediamo”.

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La pandemia infatti interroga la fede di ciascuno, anche dal punto di vista sociale, chiedendo di osservare ciò che ci sta intorno, ma soprattutto “costringendo a meditare dal punto di vista spirituale”. “Non è Dio che, con il Coronavirus, ha scaraventato il pennello sull’affresco della nostra orgogliosa civiltà tecnologica. Dio è alleato nostro, non del virus!”, ha spiegato il cappuccino padre Raniero Cantalamessa, da poco nominato cardinale, in un’intervista rilasciata al quotidiano della Santa Sede, L’Osservatore romano.

Le prediche di padre Cantalamessa tornano in Aula Paolo VI

Nel tempo di Quaresima le prediche dal cappuccino Raniero Cantalamessa vennero tenute a porte chiuse a causa della pandemia. Ora, in Avvento, sarà possibile lo svolgimento in uno spazio ampio come quello dell’Aula Paolo VI. Lì i partecipanti potranno stare distanziati tra loro.

Il ciclo di meditazioni tenute dal Predicatore della Casa pontificia, oggi cardinale, sono cominciate oggi 4 dicembre e proseguiranno l’11 e il 18. Il tema è: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Salmo 90, 12).

Pandemia: occasione per riflettere sulle realtà spirituali più importanti

La pandemia sarà quindi un’occasione per riflettere sulla realtà spirituali più importanti per la vita del cristiano. Intervistato dall’Osservatore Romano, il cardinale Cantalamessa, per tutti padre Raniero, ha spiegato di quali di tratta.

“La caducità e precarietà della vita terrena, la certezza di fede nella vita eterna, la consolazione di sapere che non siamo soli in questa tempesta che si è abbattuta sul mondo”, ha spiegato il Predicatore. Questo per la semplice ragione che “come ricorderemo a Natale, il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”.

L’appello di Cantalamessa: “Non commettere l’errore dei discepoli”

Papa Francesco lo scorso 27 marzo fece un parallelo tra la nostra situazione e quella degli apostoli sul lago di Tiberiade in tempesta. L’invito di Cantalamessa è quello di “non commettere la stessa mancanza di fede che Gesù rimproverò agli apostoli in quella occasione”.

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Vale a dire, di “dubitare che a Dio importi di noi, o pensare che possa affondare la barca che porta a bordo il Figlio di Dio”. Un dubbio che potrebbe quindi insinuarsi di fronte al male, oggi rappresentato dalla pandemia. Il filosofo Pascal, tuttavia, invitava a fare “buon uso” delle malattie.

Padre Cantalamessa: la pandemia ha portato anche frutti positivi

Un invito che perciò ricorre necessariamente oggi, davanti al Coronavirus e ai disagi che sta provocando a tutti i livelli. Ma dove tuttavia, secondo il cardinale nasconde anche “dei frutti positivi che non siamo pronti a riconoscere mentre ci siamo dentro, ma che forse la generazione futura potrà riconoscere”.

“Non è già un frutto buono scoprire che siamo malati, che la società che abbiamo costruito è malata?”, ha domandato padre Raniero. Ci sono infatti, inoltre, dei mali spirituali ben precisi che rischiano di attecchire anche sui credenti. Come ad esempio al rischio di attaccarci troppo alle “le cose della terra” (Colossesi 3, 2): “denaro, prestigio, carriera”, spiega il religioso.

Padre Raniero Cantalamessa – photo web source

Il bisogno nella pandemia di tenere alta l’attenzione sui Novissimi

Un altro bisogno fondamentale messo in luce dal sacerdote è quello di tenere vivo il ricordo dei “Novissimi“. Oggi ancora di più, in quanto la pandemia è un’occasione per ricordarceli. “Dimenticarli, sarebbe come se uno sta viaggiando, ma non sa dove deve andare e dove sta andando. A ogni messa proclamiamo che siamo in attesa della sua venuta”.

In tutto ciò, la speranza del sacerdote non è certo che l’umanità torni ad essere quella di prima anche dopo la pandemia. “Ma non dobbiamo farci troppe illusioni. Quelli della mia età hanno vissuto una parabola che vorremmo non si ripetesse. Abbiamo visto quello che è successo dopo la seconda guerra mondiale”, ha commentato il sacerdote.

Speriamo che quella cristiana non sia anche in questa occasione “una voce che grida nel deserto”, proprio come quella di Giovanni Battista.

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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