Bonifacio ebbe un incarico molto speciale, quello di portare Cristo dove regnavano paganesimo e barbarie: a lui è legata anche una leggenda dell’Albero di Natale.
San Bonifacio era infatti anche, non a caso, chiamato “l’apostolo dei tedeschi”, fu un monaco benedettino inglese che si rifiutò di rivestire il ruolo di abate per dedicarsi alla conversione delle tribù germaniche. In lui sono ben evidenti due caratteristiche: la sua integrità cristiana e la sua fedeltà al Papa.
Quanto fosse assolutamente necessaria questa integrità e fedeltà è stato confermato dalle condizioni che Bonifacio trovò nel suo primo viaggio missionario, nel 719, su richiesta di Papa Gregorio II. Il paganesimo era ormai diventato uno stile di vita. Quello che constatò era che il cristianesimo o era caduto nel paganesimo o era mescolato all’errore.
Queste sono le condizioni che Bonifacio riporterà nel 722 al suo primo ritorno a Roma. Il Santo Padre lo incaricò di riformare la Chiesa tedesca. Il Papa inviò delle lettere di raccomandazione ai leader religiosi e civili.
L’operato di Bonifacio venne inoltre aiutato da una lettera di salvacondotto scritta da Carlo Martello, il potente sovrano franco, nonno di Carlo Magno. Bonifacio infine divenne vescovo di tutta la regione e autorizzò ad organizzare l’intera Chiesa tedesca.
Nel regno franco incontrò invece dei problemi a causa dell’ingerenza dei laici nelle elezioni dei vescovi, della mondanità del clero e della mancanza di controllo papale. Per restituire alla Chiesa germanica la sua fedeltà a Roma e convertire i pagani, Bonifacio aveva seguito due saldi principi: il primo era quello di ripristinare l’obbedienza del clero ai suoi vescovi in unione con il Papa.
Il secondo fu l’istituzione di molte case di preghiera tramite monasteri benedettini. Un gran numero di monaci e monache anglosassoni lo seguì, introducendo le monache benedettine in un attivo apostolato dell’educazione. Durante un’ultima missione presso i Frisoni, il 5 giugno 754, Bonifacio e 53 compagni furono massacrati mentre preparavano i convertiti per la cresima.
Tra i tanti aneddoti riguardanti Bonifacio, presenti nelle sue biografie, si narra che sotto il periodo dell’Avvento dell’anno 724, il Santo fermò un sacrificio umano, barbara consuetudine dalle popolazioni pagane dell’epoca, per la propiziazione del favore degli dei.
Mentre sotto la “Quercia del Tuono”, sacra al dio Thor, stava per compiersi il sacrificio di alcuni bambini, San Bonifacio urlò: «Questa è la vostra Quercia del Tuono e questa è la croce di Cristo che spezzerà il martello del falso dio Thor». Presa un’ascia, iniziò a colpire la quercia. Ecco allora che un forte vento si abbatté sull’albero, che cadde e si spezzò in quattro parti.
Al di là della quercia, c’era un piccolo abete verde. San Bonifacio, visto l’alberello, di nuovo si rivolse ai pagani: «Questo piccolo albero, un giovane figlio della foresta, sarà il vostro sacro albero questa notte. È il legno della pace, poiché le vostre case sono costruite di abete.
È il segno di una vita senza fine, poiché le sue foglie sono sempre verdi. Osservate come punta diritto verso il cielo. Che questo sia chiamato l’albero di Cristo Bambino; riunitevi intorno ad esso, non nella selva, ma nelle vostre case; là non si compiranno riti di sangue, ma doni d’amore e riti di bontà».
San Bonifacio fece poi apporre sui rami dell’albero, per tutto il periodo di Natale, delle candeline accese, che simboleggiavano la discesa dello Spirito Santo sulla terra, con la venuta del Bambin Gesù. Dopo questo fatto catechizzò la popolazione, portando l’annuncio del Vangelo.
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In quello stesso luogo, in cui la scure abbatté la quercia (simbolo della divinità pagana Thor), San Bonifacio fece costruire una cappella dedicata a San Pietro, e in moltissimi, dopo aver assistito ai miracoli avvenuti per intercessione del Santo, chiesero di essere battezzati in quella chiesa. Si diffuse così in Germania il culto del Natale, di Gesù Bambino e dell’albero di Cristo Bambino, che noi oggi chiamiamo Albero di Natale.
Giovanni Bernardi
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