Durante questo periodo di pandemia, è stato uno dei Santi più invocati, insieme a San Rocco. Stiamo parlando di San Camillo de Lellis.
Oggi 14 luglio, festa Liturgica di San Camillo, concentriamo la nostra attenzione sul perché la sua protezione è stata richiesta durante il Coronavirus.
Coronavirus: perché abbiamo pregato San Camillo
Il Coronavirus continua ad esser presente fra noi, continua a far paura e continua a contagiare e a mietere vittime. In Italia, sono state 3 mesi di chiusure, di allontanamento, di preghiera e di attesa che la pandemia passasse. Ed è proprio la preghiera quella che ci ha accompagnati.
Abbiamo pregato tutte le mattine con la Santa Messa di Papa Francesco; continuiamo a pregare ogni settimana con il Santo Rosario per l’Italia; abbiamo pregato incessantemente Dio e i suoi Santi affinchè ci proteggessero da questa malattia, e stendessero la loro mano su tutti i malati. In particolare, abbiamo pregato un Santo su tutti: San Camillo de Lellis, Santo protettore degli ammalati. Lui, insieme a San Rocco (Santo protettore da tutte le epidemie), hanno accolto le nostre preghiere e le hanno presentate nelle mani amorevoli di Dio Padre.
“Un ministro degli infermi muore all’ospedale”
“Un buon soldato muore in guerra, un buon marinaio muore in mare, un buon ministro degli infermi muore all’ospedale” – diceva San Camillo. Gli ammalati, gli infermi, tutti coloro che soffrono: in loro San Camillo vedeva Cristo e a loro ha dedicato l’intera sua vita, fondando l’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, più comunemente conosciuti come i Padri Camilliani.
Sentiva dentro di sé, di esser stato predestinato da Dio a qualcosa di molto più che esser un semplice sacerdote: “Chi serve gli infermi, ha un segno palese di predestinazione. Poiché Dio non mi ha voluto Cappuccino, né in quello stato di penitenza che tanto desideravo di stare e di morire, è segno dunque che mi vuole qui, al servizio di questi poveri suoi infermi” – ripeteva continuamente, meditando fra sé.
San Camillo e il quarto voto dei Padri Camilliani
E così è stato. Vedeva negli occhi di ogni ammalato e di ogni infermo la sofferenza di Cristo. E durante questo periodo di Coronavirus, tanti sono stati i Padri Camilliani, sparsi per il mondo che, come il loro quarto voto dice (“assistere e curare gli ammalati, gli infermi e coloro che sono in pericolo di vita”), si sono prodigati, donando anche la loro vita, nell’assistere i tanti contagiati da questo virus.
L’attività dei Camilliani negli ospedali durante il Coronavirus
Hanno assistito gli ammalati di Coronavirus negli ospedali, sono stati vero e valido aiuto a medici ed infermieri, quasi confondendosi con loro stessi, curando non solo il corpo, ma soprattutto l’animo di chi stava soffrendo. Non solo sacerdoti camilliani, ma anche suore Camilliane, anche loro impegnate in questo triste periodo: tutti al servizio di Cristo, negli occhi e nel corpo di un ammalato che cerca conforto.
La preghiera dell’ammalato a San Camillo
Oggi uniamoci in preghiera con i tanti Padri Camilliani che, negli ospedali, nelle residenze per gli anziani, nei conventi, festeggiano e pregano il loro Santo Protettore. San Camillo sia la fonte di speranza, ma soprattutto, la loro fonte di salute e di forza per combattere e vincere questa malattia:
“San Camillo, che ti rivelasti Angelo inviato da Dio, quando gravi calamità colpirono le terre d’Italia, e tutti trovavano in te il fratello e l’amico fedele, non abbandonarci ora, affidati dalla Chiesa alla tua celeste protezione.
Sii ancora per noi l’Angelo del Signore, che continua a vegliare sulla nostra nazione e sul mondo intero tormentato dal dolore. Amen”
ROSALIA GIGLIANO
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