San Cirillo d’Alessandria combatté con grande energia e autorevolezza gli avversari di Cristo, e in particolare chi negava il fondamentale titolo mariano.
Cirillo succedette allo zio Teofilo, che fu vescovo di Alessandria d’Egitto tra il 385 e il 412, e la sua figura viene oggi ricordata come quella di un protagonista assoluto nella Chiesa della prima metà del quinto secolo.
Cirillo fronteggiò gli avversari della Cristianesimo
Questo per alcune sue caratteristiche specifiche che segnarono anche la determinazione con cui condusse le sue opere. Come ad esempio la sua capacità di fronteggiare gli avversari della Cristianesimo con la stessa identica determinazione che riversò nel combattere le derive teologiche all’interno della Chiesa stessa.
Fu inoltre uno scrittore tanto prolifico quanto polemico, e fu per questo che ebbe la forza di non sottrarsi alle dispute contro i pagani e contro i giudei. Divenne anzi, per molti, punto di riferimento all’interno delle stesse, e nelle dispute teologiche che precedettero e seguirono il III Concilio Ecumenico, celebrato ad Efeso nel 431.
Fu un “instancabile e fermo” testimone di Gesù Cristo
Erano infatti anni senza dubbio di una difficoltà importante per la Chiesa, e in cui Cirillo governò la Chiesa di Alessandria d’Egitto mantenendo alta la bandiera dell’ortodossia, nonostante permanesse alcune situazioni ancora piuttosto oscure sotto un profilo storico. Benedetto XVI il 3 ottobre 2007 dedica alla “grande figura” di uno dei Padri della Chiesa un’intera udienza generale, definendolo niente meno che un “instancabile e fermo” testimone di Gesù Cristo.
Probabilmente Cirillo nasce ad Alessandria in Egitto tra il 370 e il 380, e viene avviato alla vita ecclesiastica molto presto, ricevendo quindi una buona educazione, sia culturale sia teologica. A Costantinopoli prima partecipa al Sinodo detto della Quercia, che ha come esito la deposizione del vescovo della città, Giovanni Crisostomo, segnando il trionfo della sede alessandrina, e alla morte dello zio il suo governo della Chiesa di Alessandria durò per ben 32 anni, spesi con grande energia.
Il suo messaggio: bisogna preservare la fede del Popolo di Dio
Il suo obiettivo fu sempre quello di affermarne il primato in tutto l’Oriente, forte anche dei tradizionali legami con Roma. Tanto che, qualche anno dopo Cirillo ricompone la rottura della comunione con Costantinopoli, mentre i contrasti ritorneranno con l’elezione di Nestorio, che preferisce per Maria il titolo di Christotókos, Madre di Cristo, piuttosto che quello di Theotókos, Madre di Dio.
La reazione di Cirillo, che in quell’epoca era il massimo esponente della cristologia alessandrina, e che per questo intendeva fortemente sottolineare l’unità della persona di Cristo, è immediata e radicale. Il suo messaggio ai pastori è chiaro: bisogna preservare la fede del Popolo di Dio, che è espressione della tradizione e garanzia della sana dottrina. Lo stesso popolo che aveva già molto cara, all’interno della devozione popolare, il titolo di Madre di Dio.
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“Affermiamo così che sono diverse le nature che si sono unite in vera unità, ma da ambedue è risultato un solo Cristo e Figlio”, scrive Cirillo a Nestorio ribadendo la sua fermezza cristologica. Questo perché, concludeva la lettera, “divinità e umanità, riunite in unione indicibile e inenarrabile, hanno prodotto per noi il solo Signore e Cristo e Figlio”. Di conseguenza, chiosò Cirillo, “professeremo un solo Cristo e Signore”.
Giovanni Bernardi