Cirillo (315ca.-387ca., Gerusalemme) fu un sacerdote, e poi un Vescovo, dei primissimi secoli del cristianesimo e si occupò soprattutto della formazione di coloro che volevano essere battezzati: i catecumeni.
Proprio per i catecumeni, scrisse il catechismo, valido tutt’ora. I primi 19 discorsi delle sua catechesi spiegavano la dottrina cristiana e furono espressi nella Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Gli altri discorsi furono rivolti ai battezzati della Chiesa Anastasis e spiegavano la liturgia battesimale.
Nel 348, Cirillo divenne Vescovo e si trovò a combattere contro Ario e la sua dottrina eretica, messa al bando (ma non si riusciva a debellarla) già dal Concilio Ecumenico di Nicea, nell’anno 325, il primo della storia della Chiesa.
Al Concilio Ecumenico di Nicea, si discusse proprio, e soprattutto, la tesi del Monaco e teologo Ario, che riteneva la natura di Cristo inferiore a quella del Padre. Il Concilio la definì un’eresia e ribadì il concetto di consustanzialità, ossia la stessa sostanza, la stessa natura del Figlio e del Padre.
Il Concilio di Nicea, in realtà, divise i cristiani autentici da quelli che intendevano portare avanti l’idea di Ario, e che pur si dicevano cristiani.
A causa di quelle continue diatribe, molti Vescovi cristiani venivano spodestati e mandati via o addirittura perseguitati e minacciati di morte. Toccò questa sorte anche al Vescovo Cirillo che fu esiliato ben 3 volte, per un totale di 16 anni.
La prima volta, venne destituito nel 357, poiché il Vescovo Acacio di Cesarea di Palestina, che lo aveva consacrato e che voleva la sede di Gerusalemme sottomessa a quella di Cesarea, lo accusò di fare errori sulla dottrina. Il Concilio dei Vescovi lo richiamò a Gerusalemme.
Poi, nel 360, il Vescovo Acacio riuscì a mandarlo via di nuovo.
Nel 367, fu l’Imperatore Valente ad esiliarlo per un’ultima volta. Finalmente, il Vescovo Cirillo fu reintegrato dall’Imperatore Teodosio e partecipò al Concilio Ecumenico di Costantinopoli, nel 381.
Papa Leone XIII lo proclamò Dottore della Chiesa, proprio per i suoi scritti.
Antonella Sanicanti
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