San Domenico Savio: perché si festeggia anche il 6 maggio?

Il più giovane dei Santi confessori viene ricordato in giorni diversi dai Salesiani e nella memoria liturgica. Eccone la storia e il motivo.

San Domenico Savio
photo web source

San Domenico Savio (San Giovanni di Riva presso Chieri, 2 aprile 1842 – Mondonio di Castelnuovo d’Asti, 9 marzo 1857) è considerato l’esempio educativo di Don Bosco per eccellenza.

Eccelso in talento e virtù

Diceva di lui a Don Bosco il parroco di Mondonio, dove si era trasferita la sua famiglia, quando glielo presentò: «Qui in sua casa può avere giovani uguali, ma difficilmente avrà chi lo superi in talento e virtù. Ne faccia la prova e troverà un S. Luigi».

Ad ottobre del 1854 il ragazzo entrò nell’Oratorio di Valdocco a Torino, e si distinse per la sua allegria, la sua fede e la sollecitudine per la salvezza delle anime, nella fattispecie di quelle dei suoi compagni, unitamente a carismi fuori dal comune.

Al loro incontro, Don Bosco rimase molto colpito da questo giovane fervente nella fede: “Conobbi in quel giovane un animo tutto secondo lo spirito del Signore e rimasi non poco stupito considerando i lavori che la grazia di Dio aveva operato in così tenera età”. Con la sua solita veracità il ragazzo gli rispose: “Io sono la stoffa, lei ne sia il sarto: faccia un bell’abito per il Signore!”

Dopo che Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, Domenico volle fare qualcosa di bello per Maria Santissima. Radunò i suoi amici migliori e disse: “Uniamoci, fondiamo una compagnia per aiutare Don Bosco a salvare molte anime”.

L’8 giugno 1856 fonda la Compagnia dell’Immacolata, scrivendone il regolamento, a testimonianza della sua altissima spiritualità, anche se soltanto quattordicenne.

Confessione e Comunione frequenti, preghiera e l’istruzione sulle cose della fede, l’impegno nel portare Dio ai compagni più difficili, questi i cardini della “Compagnia dell’Immacolata”.

La sua salute era già gravemente compromessa dalla tubercolosi, e san Domenico Savio morì a Mondonio il 9 marzo 1857. Le ultime parole che disse, nello stupore della visione celeste, furono: «Che bella cosa io vedo mai!».

Don Bosco ne scrisse subito la Vita, che uscì nel gennaio 1859 ed ebbe una eco di circa altre 10 edizioni.

“Meglio la morte che i peccati!”

Negli scritti si narra che, della sua Prima Comunione nella Pasqua del 1849: «Ricordi fatti da me, Savio Domenico, l’ anno 1849 quando ho fatto la prima Comunione essendo di 7 anni: 1. Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore mi darà licenza. 2. Voglio santificare i giorni festivi. 3. I miei amici saranno Gesù e Maria. 4. La morte, ma non peccati».

Dal 1914 i resti del giovane riposano nella basilica di Maria Ausiliatrice a Torino. Proclamato Venerabile da Papa Pio XI nel 1933, è beatificato da Pio XII nel 1950 e poi canonizzato il 12 giugno 1954.

La sua devozione è molto diffusa in tutto il mondo, anche per il fatto che Domenico è il più giovane dei santi confessori non martiri, che per altro l’8 giugno 1956, centenario di fondazione della Compagnia dell’ Immacolata, Domenico Savio fu proclamato patrono dei Pueri cantores.

La memoria liturgica: perché in due giorni diversi?

La sua memoria liturgica ricorre il 9 marzo, giorno della sua nascita al Cielo. Mentre i Salesiani e le diocesi piemontesi, lo festeggiano solennemente il 6 maggio, perché l’anniversario della morte andrebbe a coincidere altrimenti con la Quaresima.

Elisa Pallotta

Gestione cookie