San Filippo Neri fu un appassionato annunciatore della Parola di Dio che segnò in profondità la Roma della sua epoca, ma anche tutta la storia della cristianità.
Filippo era figlio di un notaio fiorentino di buona famiglia, per questo ricevette una buona istruzione e fece pratica dell’attività di suo padre. Tuttavia l’influenza dei domenicani di san Marco era forte, insieme a quella dei benedettini di Montecassino, così all’età di diciotto anni abbandonò tutto per andare a Roma, dove visse come laico per diciassette anni, guadagnandosi da vivere facendo il precettore, e nel mentre scrivendo poesie e studiando filosofia e teologia.
In quegli anni la città viveva però in uno stato di profonda corruzione, che spinse Filippo Neri nel 1538 a darsi da fare fra i giovani della città, fino a fondare una confraternita di laici che si incontravano per adorare Dio e per dare aiuto ai pellegrini e ai convalescenti. Questa, poco alla volta, diede vita al grande ospizio della Trinità.
Una delle attività che Filippo compiva con più costanza era la preghiera. Passava infatti molto tempo in preghiera, specialmente di notte e nella catacomba di san Sebastiano, e fu lì che nel 1544 sperimentò un’estasi di amore divino. Un momento che lasciò un effetto fisico permanente sul suo cuore.
Quando nel 1551 venne ordinato prete, andò a vivere nel convitto ecclesiastico di san Girolamo, e presto diventò ben noto a tutti come confessore. Filippo aveva infatti il dono di saper leggere nei cuori, anche la sua occupazione restava quella di lavorare tra i giovani, assistito da altri giovani chierici, organizzati nella Congregazione dell’Oratorio.
Costruì una nuova chiesa per la sua società, la Chiesa Nuova a santa Maria “in Vallicella”. Prestò divenne famoso in tutta la città di Roma, e la sua influenza sulla società romana fu notevole. Il centro cittadino è infatti pieno di sporcizia e miseria, e lì vi andò a vivere Filippo, a San Girolamo a via Giulia. Il suo viso simpatico tuttavia era diventato familiare a tutte le persone a cui quotidianamente portava il calore di Dio, magari insieme a un pezzo di pane o a una carezza di conforto.
Durante la notte, però, Filippo intratteneva dialoghi di fuoco con il Signore. Un fatto che presto lo rese “appassionato annunciatore della Parola di Dio”, un “cesellatore di anime”, come lo definì Papa Francesco nel giorno del cinquecentesimo anniversario della nascita del santo. Spiegando che era proprio quello il segreto della sua paternità spirituale, che “traspare da tutto il suo agire, caratterizzato dalla fiducia nelle persone, dal rifuggire dai toni foschi ed accigliati, dallo spirito di festosità e di gioia, dalla convinzione che la grazia non sopprime la natura ma la sana, la irrobustisce e la perfeziona”.
San Filippo Neri, infatti, spiegava il Papa, “amava la spontaneità, rifuggiva dall’artificio, sceglieva i mezzi più divertenti per educare alle virtù cristiane, al tempo stesso proponeva una sana disciplina che implica l’esercizio della volontà per accogliere Cristo nel concreto della propria vita”.
Il Papa concludeva poi spiegando che “grazie anche all’apostolato di San Filippo l’impegno per la salvezza delle anime tornava ad essere una priorità nell’azione della Chiesa; si comprese nuovamente che i Pastori dovevano stare con il popolo per guidarlo e sostenerne la fede”.
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Da parte sua, San Filippo ripeteva continuamente ai suoi figli spirituali: “Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi”. Spiegando che per essere figli di Dio “non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare”.
Giovanni Bernardi
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