Francesco Ch’oe Kyŏng-hwan (1804-1839, Corea del Sud) nacque in un luogo in cui le pratiche cristiane si erano largamente confuse con quelle della superstizione.
Si spostò, allora, nella provincia del Kyonggi, che cominciò ad ospitare altre famiglie cattoliche in cerca di un rinnovamento nella fede. Fu Francesco ad occuparsi della loro catechesi formativa, la qual cosa richiamò molta altra gente, da ogni parte del Paese.
Poi, nel 1836, giunse in Corea padre Pierre Maubant, della Società delle Missioni Estere di Parigi. E chiese a Francesco di poter inviare all’estero (in Cina) il suo figlio maggiore, per permettergli di prepararsi al sacerdozio. “Grazie, padre. Questa non è volontà nostra, ma la chiamata di Dio, una vocazione. Non avevamo idea che una tale benedizione e felicità sarebbe giunta in casa nostra”! Da li in poi, Francesco venne nominato catechista ufficialmente, proprio mentre la persecuzione contro i cattolici diveniva sempre più violenta.
Molti venivano fatti prigionieri e lasciati a morire di fame. Il futuro Santo si sentì chiamato ad aiutarli, viaggiando, di paese in paese, per cercare di soccorrerli, come meglio poteva, o almeno per seppellirli dignitosamente.
Il 31 Luglio del 1839 la Polizia, inviata dalle autorità coreane, raggiunse anche Francesco. Lui li accolse come si fa con gli ospiti, poi, parlando alla sua famiglia e ai suoi compaesani, spiegò che sarebbe stato meglio morire da Martiri, anziché essere abbandonati a marcire in carcere. Così, un seguito di circa 40 persone, compresi donne e bambini, seguì la Polizia, lungo la strada, verso Seul. Ci andarono a piedi, mentre, in testa al corteo, Francesco e la sua famiglia inducevano tutti a rimembrare le sofferenze di Cristo.
A Seul, arrivarono in pochi: molti si ritirarono, altri morirono. Davanti ai giudici, erano solo in tre: Francesco, la moglie e un’altra parente. Il giudice disse: “Se vuoi credere, fallo da solo. Non ingannare quest’altra gente”. Francesco replicò: “Chiunque non crede alla Chiesa cattolica va all’Inferno”. Ciò gli false infinite torture, fu frustato per più di trecentoquaranta volte! Francesco non smetteva mai di pregare, ma, a soli 35 anni, nella notte tra l’11 e il 12 Settembre del 1839, morì a causa dei maltrattamenti subiti. Francesco Ch’oe Kyong-hwan è stato reso Santo da Papa Giovanni Paolo II, il 6 Maggio del 1984, e inserito tra i 102 Martiri coreani.
Antonella Sanicanti
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