La vita di San Francesco da Paola è dotata di una caratteristica al di fuori delle righe: fu avvolto in un’aura soprannaturale, dalla nascita alla morte.
Nacque in provincia di Cosenza, a Paola, da genitori in età avanzata che erano molto devoti di San Francesco. Fu addirittura proprio grazie all’intercessione del santo di Assisi che loro stessi attribuirono la nascita del bambino. Così ci fu la scelta del nome e anche la decisione di indirizzarlo alla vita religiosa nell’ordine francescano.
Venne allevato senza troppi agì ma nonostante ciò non ebbe mai mancanza di ciò che gli era necessario. Nel momento in cui i genitori vollero però esaudire il voto fatto a San Francesco, lo portarono al convento dei Francescani di San Marco Argentano, a nord di Cosenza.
In quell’anno l’adolescente rivelò subito doti a dir poco eccezionali. Avevano poi una grande capacità di stupire i frati, specialmente quando dormiva per terra con continui digiuni e preghiera intensa. Già allora si cominciava a raccontare di prodigi straordinari. Tra questa, una volta accade che, assorto in preghiera in chiesa, si era dimenticato di accendere il fuoco sotto la pentola dei legumi per il pranzo dei frati.
Tutto preoccupato corse in cucina, e lo videro accendere il fuoco di legna con un segno della croce. In pochi istanti i legumi erano subito cotti. Dopo un anno di tempo trascorso in quel convento, proseguì la sua ricerca vocazionale con viaggi e pellegrinaggi, fino a scegliere la vita eremitica. Decise quindi di ritirarsi a Paola in un territorio di proprietà della famiglia, dove si dedicò assiduamente alla contemplazione e alle mortificazioni corporali.
L’alone di stupore e di mistero che i suoi concittadini provavano nei suoi confronti era grande, e lui stesso decise prima di ripararsi in una capanna di frasche e poi di spostarsi in un altro luogo in una grotta, che allargò scavando il tufo con una zappa. La stessa grotta, dove visse per cinque anni in penitenza e contemplazione, è ancora oggi conservata all’interno del Santuario di Paola.
In una cappella a tre celle si costituì, nel 1436, il primo nucleo del futuro Ordine dei Minimi, che in un primo momento aveva il nome di “Eremiti di frate Francesco”. Per anni il gruppo visse alimentandosi con un cibo di tipo quaresimale, pane, legumi, erbe e qualche pesce, offerti come elemosine dai fedeli, pregando nella cappella insieme in determinate ore.
Nella zona la sua fama crebbe di giorno in giorno, e tanti si rivolgevano a lui per chiedere consigli e conforto. Quando Francesco si spostò di nuovo più a valle costruendo una cella su un terreno del padre, diversi giovani gli chiesero di poter vivere come lui nella preghiera e solitudine.
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Si dice che uno Spirito celeste, forse l’arcangelo Michele, gli apparve mentre pregava, tenendo fra le mani uno scudo luminoso su cui si leggeva la parola “Charitas” e porgendoglielo disse: “Questo sarà lo stemma del tuo Ordine”. Fondò numerosi conventi in varie località della Calabria, a cui affluirono molte persone che desideravano mettersi sotto la sua guida spirituale, grazie anche alla sua fama di taumaturgo.
Nacque la congregazione eremitica paolana detta anche Ordine dei Minimi. L’ecp dei suoi miracoli arrivò fino alla corte francese di Luigi XI, allora infermo, che domandò a papa Sisto IV di far arrivare l’eremita al suo capezzale. Fu quella l’occasione per dare vita a un periodo di rapporti favorevoli tra il papato e la corte francese.
Giovanni Bernardi
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