I segni della Passione, che San Francesco ricevette sul Monte della Verna, nel settembre 1224, sono attestati da autorevoli fonti. Un viaggio nelle fonti francescane ci aiuta a ripercorrere la veridicità di questo straordinario evento.
Le principali fonti che attestano quanto avvenuto sul Monte della Verna, nel settembre del 1224, sono rappresentate dagli scritti di uomini vicini alla figura di San Francesco d’Assisi. Stiamo parlando degli scritti di Frate Elia (1178 – 1253, tra i primissimi compagni del Poverello d’Assisi. Altra autorevole fonte sono le Laudi di San Francesco, con relative annotazioni di Frate Leone, colui che negli ultimi anni accompagnò il Santo in molte occasioni. Una terza fonte che attesta la veridicità delle stimmate francescane è rappresentata dalla biografia di Tommaso da Celano (Vita Prima).
Sfogliando le fonti francescane, ci imbattiamo in un documento di illustre valore, che porta questo titolo: “Lettera enciclica di Frate Elia, a tutte le province dell’ordine, sulla morte di San Francesco”. Lo riteniamo un documento fondamentale, importantissimo, poiché lo stesso frate può essere considerato tra i primi testimoni dell’evento stimmatico del Santo assisiate.
Scrive nell’epistola Frate Elia: “Detto questo, vi annuncio una grande gioia, un miracolo del tutto nuovo” Non si è mai udito al mondo un portento simile, fuorché nel Figlio di Dio, che è il Cristo Signore. Non molto tempo prima della sua morte, il fratello e Padre Nostro apparve crocifisso, portando nel suo corpo le cinque piaghe, che sono veramente le stimmate di Cristo. Infatti, le mani e piedi di lui recavano come delle trafitture di chiodi, inferte da entrambe le parti. […] Il suo fianco appariva colpito da una lancia, ed emetteva spesso gocce di sangue”.
La storia di questi due importantissimi documenti, strettamente legati fra loro, ci riporta a una piccola pergamena, che contiene due testi che, come ricordato dal biografo Tommaso da Celano, sono stati scritti per mano diretta di San Francesco, su monte della Verna, per ispirazione divina. Ciò che in questa sede ci interessa di più è presente nella Prima rubrica di Frate Leone, nella parte alta della “cartula” (dove per cartula si intende «piccola pergamena»).
Il documento che attesta l’evento stimmatico dice: “Il Beato Francesco due anni prima della sua morte, fece nel luogo della Verna una Quaresima a onore della Beata Vergine Madre di Dio e del Beato Michele Arcangelo, dalla festa dell’Assunzione di Santa Maria Vergine fino alla festa di San Michele di settembre; e scese su di lui la mano del Signore: dopo la visione e le parole del Serafino e l’impressione delle stimmate di Cristo nel suo corpo, fece queste lodi scritte dall’altro lato della pergamena e le scrisse di sua mano, rendendo grazie a Dio per il beneficio a lui fatto”.
È doveroso infine annoverare una delle fonti più autorevoli, rappresentata dalla figura di Tommaso da Celano, celebre per aver composto due vite di San Francesco e una Vita di Santa Chiara. Nella parte finale di quella che è passata alla storia come Vita Prima, vi è il racconto dei segni della Passione ricevuti da San Francesco.
Racconta il biografo ufficiale di San Francesco: “Mentre [Francesco] dimorava nell’eremo, che dal nome del luogo è chiamato «Alverna», due anni prima della sua morte […] ecco che nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quell’Uomo crocifisso [riferimento alla visione avuta da San Francesco]. Le sue mani e i piedi apparvero trafitti nel centro da chiodi, le cui teste erano visibili nel palmo delle mani e sul dorso dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta.
Fabio Amicosante
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