Il primo di tre miracoli di San Gennaro durante l’anno si è ripetuto.
Il santo patrono di Napoli continua a proteggere la sua martoriata città.
“San Gennaro è il sentimento di un popolo che, nonostante le sconfitte, le delusioni, le amarezze patite nella sua lunga e dolorosa storia, trova ancora la forza di sperare, di lottare, di vivere” – così descrive lo storico napoletano Vittorio Gleijeses.
Ed in effetti, san Gennaro è quell’ancora di salvezza alla quale Napoli si aggrappa nei momenti più difficili della sua storia. In particolare ai suoi miracoli, segno di protezione del santo per la sua città.
Sabato, 4 maggio, San Gennaro ha ripetuto il suo primo dei tre miracoli dell’anno: il sangue si è liquefatto alle ore 18. In un duomo gremito, la voce del Cardinale Crescenzio Sepe e lo sventolio del fazzoletto bianco hanno annunciato l’avvenuto miracolo: “San Gennaro, ancora una volta, ha voluto dimostrarci quanto ci vuole bene” – ha detto, con gioia il cardinale.
Ma perché è il primo di tre miracoli? Comunemente, tutti ricordano quello del 19 settembre, giorno della festa liturgica del santo, ma anche giorno del suo martirio, come attesta il Martirologio Geronimiano del V secolo. Ma sono anche da attestarsi come giorni del miracolo:
La tradizione e la pietà cristiana del popolo partenopeo affiancano queste due date a quella del 19 settembre.
Il sangue di San Gennaro, oltre alle sue reliquie, sono conservate sempre nel Duomo di Napoli. Inizialmente, fra il 413 e il 431, erano conservate nella parte inferiore delle Catacombe di Capodimonte; poi, a partire dal 831, furono riportate nella sua città natale, ovvero a Benevento. Successivamente traslate a Montevergine nel 1154 e solo nel 1497, il cardinale Oliviero Carafa fece costruire una cappella (conosciuta come “cappella del Succorpo”) nel Duomo di Napoli.
A seguito di una terribile pestilenza che imperversò a Napoli fra il 1526 ed il 1529, i napoletani fecero voto a san Gennaro di edificargli una nuova cappella all’interno del Duomo: una cappella costruita e consacrata nel 1646, conosciuta come “la Cappella del Tesoro di San Gennaro”.
Per quel che riguarda il suo sangue, le due ampolle (fissate in una teca rotonda provvista di manico) sono custodite in una cassaforte nella Cappella suddetta e, nelle date che abbiamo indicato, si attende l’avvenuta liquefazione, segno di protezione e buon auspicio per la città di Napoli.
Una terza ampolla è conservata nel complesso monumentale della chiesa di S.Vincenzo, nel borgo dei vergini, nel cuore della città di Napoli. Ma non finisce qui: anche nel santuario di San Gennaro alla Solfatara a Pozzuoli, è conservata la lastra marmorea dove si afferma sia stato decapitato il santo ed, ovviamente, anch’essa intrisa di sangue.
San Gennaro e Napoli: un binomio inscindibile.
ROSALIA GIGLIANO
Per omaggiare San Clemente c'è una buonissima torta inglese tradizionale e gustosa da preparare: è…
Per nove giorni consecutivi ci rivolgiamo con fiducia alla Vergine Maria che per il tramite…
In molti si chiedono se Padre Pio avesse una devozione verso le anime sante del…
Tra i primi pontefici della Chiesa, san Clemente, che si ricorda oggi 23 novembre, fu…
Meditiamo il Vangelo del 23 Novembre 2024, iniziando la giornata con una profonda riflessione sulla…
Il Sabato è il giorno della devozione alla Beata Vergine Maria. Offriamo questo nuovo giorno…