La fervente predicazione caratterizzò la figura del Santo di oggi, San Giacomo della Marca. Abbracciò l’Ordine Francescano grazie a Bernardino da Siena, portando la Parola di Dio in tutta Europa.
San Giacomo della Marca nacque a Monteprandone (Ascoli Piceno), il 1° settembre 1393. Si formò principalmente ad Ascoli, compiendo gli studi liberali. Successivamente si spostò a Perugia, dove si laureò in Diritto. Nel periodo dei suoi studi entrò in contatto con i francescani del centro Italia, rimanendo letteralmente estasiato dalla loro spiritualità. Meditò a lungo sui misteri della redenzione e decise di abbandonare l’attività di avvocato, appena intrapresa, per indossare il saio francescano. In questa importante scelta giocò un ruolo fondamentale San Bernardino da Siena.
Il Santo aveva 22 anni quando indossò l’abito francescano. Nel 1423 Giacomo venne ordinato Sacerdote e iniziò da questo periodo in poi l’attività, pratica e spirituale, che lo accompagnò per tutta la sua vita: la predicazione. Sappiamo infatti che San Giacomo, formatosi con la catechesi di San Bernardino da Siena, divenne un abile predicatore. Le sue prediche toccavano tematiche etico-politico-religiose, utilizzando principalmente i testi della teologia morale e le fondamenta del diritto canonico, materia che in parte conosceva già in precedenza.
Negli anni in cui visse San Giacomo, la Chiesa era soggetta a corruzioni, provenienti principalmente da impostori che ingannavano fede e dottrina. Molti uomini correvano dietro a riti e superstizioni, che rappresentavano i principali indiziati delle prediche del Santo. La polemica ricorrente si abbatteva contro le pratiche superstiziose, il lusso, il gioco, la bestemmia e l’usura. Anche l’usura era all’ordine del giorno e rappresentava una piaga sociale. A tal proposito, ricordiamo San Giacomo anche per aver istituito i Monti di Pietà, dove i poveri potevano impegnare i loro averi senza gli elevati tassi pretesi dagli usurai, ma con interessi minimi.
Il Santo ebbe anche grandissime doti diplomatiche. Nella prima metà del Quattrocento, le città di Fermo e Ascoli, da sempre eterne nemiche, stipularono, grazie al suo intervento, una storica pace, rinnovata anche nel 1463. A rafforzare questo storico evento, le due città inserirono, successivamente, nel loro stemma, il simbolo dell’altra ex nemica.
L’attività di predicatore di San Giacomo non si limitò alla sola Italia, ma attraversò i confini europei. Su invito del Pontefice, il Santo predicò in Polonia, in Boemia, in Bosnia e in Ungheria. Le sue doti diplomatiche fecero sì che Sigismondo di Lussemburgo, Re di Ungheria, lo volle alla sua corte a Tata, come consulente nell’incontro tra i delegati del Concilio di Basilea e i rappresentanti del Regno di Boemia, luogo in cui si svilupparono le dottrine degli ussiti.
Nonostante i suoi numerosi impegni in ambito dottrinale e le immense fatiche dovute alle continue pratiche di mortificazione corporale, San Giacomo della Marca si impegnò con ogni mezzo per costruire basiliche, conventi e biblioteche. Durante la sua vita, Giacomo si dimostrò anche un abile scrittore, produsse infatti 18 libri.
San Giacomo della Marca morì a Napoli, il 28 novembre 1476. Papa Urbano IV, nel corso del XVII secolo, lo dichiarò Beato. Il processo di canonizzazione si concluse il 10 dicembre 1726, quando Papa Benedetto XIII lo proclamò Santo. Il suo corpo riposa nel Santuario “Santa Maria delle Grazie”, a Monteprandone, Santuario da lui stesso fondato. La Chiesa cattolica festeggia la sua memoria liturgica il 28 novembre, suo dies natalis.
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Fabio Amicosante
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