Giovanni (1542-1591, Francia) apparteneva ad una famiglia formatasi al vero e disinteressato amore.
Il padre aveva addirittura rinunciato alla sua ricchezza e al suo titolo nobiliare, pur di sposare una giovane e povera tessitrice che amava.
Così, la sua famiglia crebbe nella povertà, ma sostenuta dall’amore, anche quello di Dio e, divenuto adulto, Giovanni entro nel Convento dei Carmelitani.
Da li a poco, avrebbe incontrato Santa Teresa d’Avila, che si era battuta e si batteva ancora per modificare la missione delle Carmelitane e portarle anche ad agire nel mondo, oltre che ad avere una intensa vita contemplativa in Convento.
Quando Fra’ Giovanni seppe del progetto delle Santa per il ramo maschile dei Carmelitani, vi aderì, senza ripensamenti, divenendo Giovanni della Croce, il primo dei Carmelitani Scalzi.
Qualche tempo dopo, però, gli intrighi politico-spirituali di quello strano periodo storico, tra riforme e controriforme, riuscirono a dirigersi contro Giovanni della Croce che fu arrestato e incarcerato in un Convento a Toledo, con l’accusa di essere “disobbediente”.
Rimase in compagnia solo del suo breviario; fu maltrattato crudelmente per nove lunghi mesi, costretto al freddo e al buio, a pane ed acqua.
Ebbe un solo saio, in tutto quel tempo e, ogni venerdì, veniva portato in refettorio e flagellato, davanti a tutti i Confratelli.
Teresa cercò di farlo liberare, ma non vi riuscì, fino a che, alla vigilia dell’Assunta del 1578, Giovanni non riuscì a scappare.
Dovette, però, attendere due anni, perché i Carmelitani Scalzi ottenessero di esseri riconosciuti da Roma; per essere libero di predicare l’amore a Dio. Ad esso si arriva attraverso le rinunce delle cose di questa terra e l’accettazione di ogni umana prova, superabile solo con la convinzione che il Padre non ci lascia sotto la croce invano.
Questo era quello che lui aveva fatto. “Per giungere dove non sei, devi passare per dove non sei. Per giungere a possedere tutto, non volere possedere niente. Per giungere ad essere tutto, non volere che essere niente”.
Mentre stava per morire e i suoi Confratelli pregavano su di lui, chiese i versetti amorevoli del Cantico dei Cantici, anziché le tristi preghiere per i moribondi. Oggi è Dottore della Chiesa, ma è anche noto come poeta.
O amabilissimo San Giovanni della Croce, anima eccelsa irradiata dalla luce di Dio, proteggi le nostre povere anime, preoccupate dai beni terreni, e insegnaci la via stretta e ardua che conduce al Monte del Signore. Fa’ che comprendiamo il valore delle realtà divine e la fragile labilità di tutte le cose umane.
Tu che sei il padre degli spirituali, il Patrono dei mistici, il maestro della contemplazione e la guida alle più sublimi forme di orazione, infondi energia e slancio al nostro spirito, affinché, con l’aiuto della grazia, impariamo ad amare Dio sulla terra, per poi giungere a goderlo eternamente nella Patria beata del Regno. Amen.
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Antonella Sanicanti
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