San Giuseppe è entrato nella mia vita poco alla volta, in modo discreto com’è nel suo stile, fino a quando non è diventato presentissimo e ora non ne posso più fare a meno.
A dirla tutta, prima non l’avevo mai considerato più di tanto e in qualsiasi chiesa entrassi, non facevo caso se c’era una sua rappresentazione né mi veniva in mente di pregarlo.
Poi circa quattro anni fa, era il 2017, succede che vado a cena da una mia cara amica. Era verso l’imbrunire e pioveva. Mentre attraversavo di fretta il giardino di casa sua, perché ero senza ombrello e cercavo di ripararmi meglio che potevo, noto di sfuggita una statua che non avevo mai visto prima, capisco che si tratti “di qualche santo” ma essendo già buio, non scorgevo bene chi fosse. Mi ha fatto però un certo effetto vederla così, abbandonata sotto la pioggia.
Domando subito alla mia amica da dove proveniva e perché l’aveva lasciata fuori sotto l’acqua. Scopro allora che si trattava di San Giuseppe. Era davvero mal ridotto. La mia amica non sapeva cosa farne, e vedendo il mio interesse, mi dice che se mi faceva davvero così piacere, me lo donava volentieri. Mi riprometto allora di prendermene cura e di trovare chi potesse ridargli lustro. Ma il buon proposito non si è realizzato subito.
Presa ahimè da tante cose, ammetto che me ne sono proprio dimenticata fino a che, non ho avuto un richiamo. Era l’inizio del 2020, mi trovavo a Medjugorje, dove è usanza pescare il santo protettore per il nuovo anno. E chi mi va a capitare? San Giuseppe! Lui, patrono della Chiesa Universale e custode della Sacra Famiglia. D’un tratto, mi ritorna alla mente la statua, e anche chi avrebbe potuto riportarla al suo originario splendore. Ovvero don Silvio Zannelli, un mio caro amico sacerdote, incardinato nella diocesi di Firenze e artista strepitoso, autore di opere mozzafiato, tra cui la commissione del ritratto di Papa Benedetto XVI, realizzato nel 2007.
Mando subito un messaggio alla mia amica per domandarle se avesse ancora la statua, temevo che nel frattempo se ne fosse disfatta. Attendo con un pò di ansia la sua risposta, sospettando la seconda possibilità. Ed invece tiro un sospiro di sollievo quando mi dice l’aveva ancora, e che nel frattempo l’aveva trasferita nella sua cantina, in mezzo a vecchi utensili e oggetti in disuso. Rincuorata, le accenno l’idea che mi è venuta in mente, e anche lei ne è felice. Così una volta rientrata in Italia, vado a recuperare la statua e insieme la carichiamo nella mia auto, decisa a portarla a Firenze.
Ma accade l’imprevedibile: scoppia l’emergenza del Coronavirus e la conseguente impossibilità di spostarmi. Così San Giuseppe rimane ben avvolto in una coperta dentro il portabagagli per tre lunghi mesi. Fino a quando, riaprono le regioni, e a giugno 2020 riesco finalmente a consegnarlo a don Silvio, che con le sue mani d’oro, ne ero certa, avrebbe fatto un capolavoro. Lui presissimo dai tanti impegni in parrocchia e con diversi restauri in corso d’opera, mi promette che lo avrebbe terminato in tempo per la solennità del Santo Patrono, il 19 marzo 2021. E ha mantenuto la promessa.
Qualche giorno fa, per l’occasione mi sono recata a Firenze e non vi dico la mia espressione quando ho visto San Giuseppe restaurato. Sono rimasta a bocca aperta, tanto era irriconoscibile. Don Silvio lo aveva rimesso in sesto, in modo maestrale. Aveva ricostruito il monco della mano destra di San Giuseppe e la sua capigliatura, prima completamente scrostata.
Stessa cosa per il piedino di Gesù e le sua piccole dita, rifatte di sana pianta. E poi lo aveva ripitturato completamente a mano, con dovizia di particolari, attraverso una verniciatura con effetto anticato. Sono stata rapita per qualche minuto, da tutta la bellezza di un’opera frutto dell’impegno di un sacerdote e artista straordinario, che ha accompagnato il restauro con la preghiera.
E così, nel giorno, nel mese e nell’anno dedicato a San Giuseppe, indetto da Papa Francesco a partire dall’8 dicembre scorso, dunque una ricorrenza unica e straordinaria, don Silvio ha benedetto la statua e ha affidato alla santa e paterna protezione del grande Patriarca, tutte le amiche della Costola Rosa (un movimento rivolto alla donna nato da un’ispirazione che ho sentito a Medjugorje) invocando la sua intercessione, la più potente dopo quella di Maria Santissima, per ognuna di noi.
Simona Amabene
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