Lo straordinario racconto della donna che fu visitata per ultima da uno dei Santi più amati, la cui devozione è cresciuta nel corso del tempo, anche grazie alle testimonianze di coloro che l’hanno apprezzato in vita come medico. Non ha mai negato un’attenzione a nessuno, fino alla fine.
“Il Santo medico” dei poveri e non solo: questo era il dottor Moscati. Ha curato tutti e poi è salito al Cielo.
Il medico di tutti
La storia di San Giuseppe Moscati ha sempre commosso tutti. Una umanità al di sopra di tutto, un medico che non aveva orari, un uomo che non ha mai negato cure ed assistenza a nessuno, soprattutto a coloro che non avevano di che “contraccambiare” con una parcella.
Lui era lì, al servizio di tutti, e riusciva a vedere nella sofferenza di coloro che nel suo studio vi si recavano, il volto di Cristo. “Il Santo Medico”, o meglio ancora “il Professor Moscati”: così era conosciuto a Napoli. Ma nessun appellativo, nessuna carica innalzava Giuseppe, anzi. L’amore per la sua professione, il curare gli ammalati, soprattutto i poveri e i bisognosi: era questo il suo pane di vita.
Giuseppe Moscati santo lo era già in vita. Non ha mai lesinato di far mancare le cure a nessuno, nemmeno a poche ore prima della sua morte.
L’ultima paziente di Moscati
La storia che vi raccontiamo è quella della sua ultima paziente: “L’aver conosciuto Moscati è stata una cosa eccezionale. Sono andata per una visita medica. Di tanto in tanto mi facevo guardare perché lui era il mio medico curante” – racconta, con gioia, la signora.
“Siccome ero molto gracile, piuttosto magra, mia madre si era fissata e che tenevo la tubercolosi. Ma lui disse a mia madre: “Signora, sua figlia di tutto può morire, tranne che di questo” […] Poi, quando abbiamo chiuso la porta dello studio ed abbiamo incominciato a scendere le scale, la cameriera ha aperto la porta e ha esclamato: “Il professore è morto” – continua a raccontare.
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Era il 12 aprile del 1927, alle tre del pomeriggio, quando Giuseppe salì al cielo. Un orario molto particolare per la sua morte, segno della sua unione e del suo essersi donato completamente a Gesù, vedendolo in ognuno dei pazienti che frequentava il suo studio e non solo.
Quella sua volontà di curare proprio tutti, fino all’ultimo e senza orari. E, su questo, la signora continua a raccontare: “Delle volte mia madre diceva: “Professore sbrighiamoci”, perché lui si metteva a chiacchierare con i pazienti. Ma lui rispondeva: “Non si preoccupi signora, non ne uscirà nessuno senza essere visitato”. Era severo sì, ma una severità dolce”.
Un uomo che ha donato se stesso sino alla fine.
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