“La casa della Vergine si componeva di due camere principali, di cui l’una serviva di laboratorio per Giuseppe e l’altra era per Maria“. Don Bosco ci fa assaporare la vita semplice di Maria e Giuseppe.
Giovanni Bosco (1815-1888, Piemonte) rappresenta il sacerdote che si prende cura dei ragazzi, specialmente se sono abbandonati a loro stessi.
Lui sapeva bene che i giovani, per sopravvivere nella società, avevano bisogno di mezzi adeguati, perciò volle dar loro un mestiere o un titolo di studio, perché si inserissero “tra gli altri”, tra quelli a cui la vita aveva dato molto di più.
Nel 1860, la Santa Sede approvò il suo più grande progetto: una comunità che don Bosco affidò alla protezione di Santa Maria Ausiliatrice dei cristiani e di San Francesco di Sales (alla cui dottrina si ispirava; da questo il nome di “salesiani” per i suoi membri). Per i ragazzi che ospitava e sosteneva don Bosco aveva delineato un vero e provo Sistema Preventivo, che spiegava come amorevolmente si poteva indurli ad interessarsi allo studio, per divenire, un giorno, buoni cittadini e buoni cristiani. I ragazzi che, poi, riusciva ad avviare anche al lavoro li affidava alla protezione di San Giuseppe.
San Giovanni Bosco è celebrato il 31 Gennaio.
“La casa della Vergine si componeva di due camere principali, di cui l’una serviva di laboratorio per Giuseppe e l’altra era per Maria. La bottega, dove lavorava Giuseppe, consisteva in una camera bassa di dieci o dodici piedi di larghezza, sopra altrettanti di lunghezza.
Vi si vedevano distribuiti con ordine gli strumenti necessari alla sua professione. Quanto al legname di cui egli aveva bisogno, una parte rimaneva nel laboratorio e l’altra fuori, permettendo il clima al santo operaio di lavorare all’aperto una gran parte dell’anno. Sul davanti della casa si trovava, giusta l’uso d’oriente, una panca in pietra ombreggiata da stuoie di palma, dove il viaggiatore poteva riposare le sue stanche membra e ripararsi dai raggi cocenti del sole”.
Maria e Giuseppe -come ci racconta don Bosco- condussero una vita molto umile, ma che conservava in se una enorme ricchezza: l’amore vicendevole, l’amore per Dio, l’amore per gli altri. Come sarebbero ricche anche le nostre case se le riempissimo di carità cristiana, tanto da “trasportarne” fuori, ai nostri vicini, ai nostri “lontani”!
Antonella Sanicanti
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