San Leoluca (815-915, Sicilia) si chiamava in realtà Leone; fu il suo Abate a dargli anche il nome di Luca.
Proveniente da una famiglia agiata e rimasto orfano troppo presto, all’età di 20 anni, mentre la Sicilia veniva minacciata dall’invasione dei saraceni, cedette ogni suo bene ai poveri della sua città natia, Corleone, e si ritirò nel Monastero Basiliano (orientale) di San Filippo d’Agira, presso Enna. Poi, dopo una serie di viaggi, in quello Basiliano di Santa Maria di Vena, presso Vibo Valentia, Calabria.
San Leoluca in cerca di solitudine e preghiera
Leoluca cercava la solitudine per servire Cristo, nel nascondimento. La sua estrema ed apprezzata disciplina gli fece guadagnare fama e il titolo di Abate. Pregava e digiunava, guidava la comunità che gli era stata affidata.
Gestiva almeno 100 Frati e fondò altri Conventi, che li potessero ospitare. Era ricercato continuamente dai fedeli, che accorrevano a lui per chiedere grazie e guarigioni, anche fisiche, senza mai rimanere delusi.
Aveva ben 100 anni, quando morì; ne aveva vissuti 80 in Monastero.
Fu subito acclamato come Santo e chiamato Leoluca da tutti.
Quando, nel 1575, un’epidemia di peste colpì la Sicilia, fu posto come Patrono e Protettore della città di Corleone e, da allora, è invocato contro ogni calamità, guerra o epidemia.
San Leoluca è celebrato il 1° Marzo, ma anche l’ultima domenica di Maggio. Quella è la data che commemora il ricordo di un grande miracolo attribuito al Santo. Si racconta, infatti, che, il 27 Maggio del 1860, San Leoluca fosse apparso alle porte della città di Corleone, bloccando l’attacco delle truppe dell’esercito dei Borboni.
Antonella Sanicanti
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