San Leonardo Murialdo fu un instancabile e gioioso ambasciatore della Parola di Dio nei quartieri più poveri, in particolare per i giovani più in difficoltà.
Leonardo nacque nel 1828 nel cuore di Torino, in una famiglia benestante di nove figli e che rimase orfano di padre a cinque anni. La sofferenza per la mancanza del padre gli procurò grande sofferenza ma anche notevole sensibilità. Fu la stessa sensibilità che utilizzò, una volta ordinato sacerdote, per accompagnare i giovani con grande attenzione spirituale.
La chiamata al sacerdozio di Nadino, come veniva chiamato, fu però contrastata da una grave crisi personale. Il suo apostolato cominciò nel povero quartiere Vanchiglia, nell’oratorio fondato una decina d’anni prima dal santo sacerdote Giovanni Cocchi. Vi erano in quel luogo molte miserie cui fare fronte, tanto che capitava spesso che dei figli con genitori in difficoltà venissero affidati agli stessi sacerdoti per crescerli.
In questo contesto si intrecciarono anche le vicende dei suoi santi e due apostoli della gioventù come Don Bosco e Don Murialdo. Il loro faccia a faccia avvenne, in particolare, nel 1857 presso la Stazione di Porta Nuova. Murialdo nel 1865 andò in seguito a Parigi per approfondire gli studi di teologia morale e di diritto canonico, e lì entrò in contatto con le strutture educative e sociali parigine, come ad esempio le Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli.
Quando tornò a Torino gli fu proposta la direzione del Collegio Artigianelli, un luogo in cui i giovani venivano istruiti e preparati a un mestiere. Un impegno che accompagnerà Don Leonardo per tutto il resto della vita, trentaquattro anni di enormi sacrifici. Subito dopo l’inizio di questa esperienza Leonardo diede inizio alla Confraternita laicale di San Giuseppe, il cui obiettivo era quello di aiutare la gioventù povera e abbandonata.
L’altra grande emergenza che gridava aiuto, negli anni dell’operato di Don Murialdo, era il mondo operaio, e anche in questo caso il sacerdote rispose in modo fortemente lungimirante. Il suo obiettivo era quello di formare tra gli operai un senso di mutua solidarietà che li rendesse coscienti dei propri diritti. Cominciò così il suo impegnò per i disoccupati, per le donne e i ragazzi che lavoravano in fabbrica, che sfociò nell’Unione degli Operai Cattolici, di cui Don Murialdo divenne assistente ecclesiastico.
Fu poi promotore e fondatore delle biblioteche popolari cattoliche, dell’Associazione della Buona Stampa, del giornale “La Voce dell’Operaio”, oggi settimanale diocesano con il nome “La Voce del Popolo”. Le sue iniziative furono quindi numerose, nonostante ciò era un prete semplice, gioioso nella sua missione. A testimonianza di ciò, furono molto eloquenti alcune sue osservazioni che passarono alla storia.
“Dio mi ama. Che gioia! Che consolazione! Dio mi ama di amore eterno, personale, gratuito, infinito e misericordioso. Dio mi ama. Egli non si dimentica mai, mi segue e mi guida sempre. Lasciamoci amare da Dio!”, disse. Per Murialdo, erano tre i miracoli dell’amore di Dio.
“Il Presepio con Gesù bambino: egli ci insegna umiltà, povertà, rassegnazione. Il Calvario con Gesù crocifisso: è cattedra che insegna le grandi verità dell’amore di Dio per gli uomini e dell’amore degli uomini per Dio. L’Eucarestia con Gesù sacramento: è la perfezione dell’amore; Gesù viene a noi, ci ama, si unisce a noi”.
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La sua attività trovava infatti grande forza nella preghiera e nella consapevolezza di essere amati da Dio. Scrisse infatti che “l’uomo che prega è il più potente del mondo”
Giovanni Bernardi
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