Si racconta che, già all’età di 2 anni, Leone (720-789, Ravenna) pregasse intensamente ed avesse un dialogo interiore con il Signore.
Fu la madre a scoprire questa sua indole e non passò molto tempo perché entrasse nell’Ordine dei Monaci Benedettini, a Reggio Calabria.
Vi rimase un po’ di tempo, ma poi fu chiamato in Sicilia, a Catania precisamente, per ricoprire la carica di Vescovo.
Pare che la sua chiamata a Catania fosse stata determinata da un sognò, che molti avevano fatto in città: era stato un Angelo a dir loro che a Reggio Calabria viveva un Frate Benedettino, già considerato alla stregua di un Santo, dunque degnissimo di diventare il loro nuovo Vescovo, la loro guida.
San Leone, Vescovo dei catanesi
Fra’ Leone non la vedeva allo stesso modo, non si sentiva affatto pronto per appagare le aspettative dei catanesi e ci volle un po’ di tempo per accettare che anche quella fosse volontà del Signore.
Nell’Impero bizantino di quegli anni, era in corso una feroce “iconoclastia”, ossia la distruzione delle immagini sacre. Un editto dell’Imperatore sanciva il fatto e chi si ribellava veniva incarcerato o, peggio ancora, giustiziato.
Era stato l’Imperatore Leone III Isaurico a scagliarsi come le icone sacre, additando come idolatri ci non era d’accordo. Con quell’editto dell’anno 730, sperava che avrebbe risolto l’astio con gli ebrei.
Però, ovviamente, molti cristiani si opposero alla sua decisione e, dopo aver visto le icone bruciare e i mosaici e gli affreschi risotti in brandelli, cercarono un modo per protestarlo.
Monsignor Leone, il Vescovo di Catania, sfidò l’Imperatore che ne ordinò l’arresto.
Lui si recò, così, sulle montagne e li rimase a vivere come eremita per molto tempo. Il popolo, che ogni tanto lo incontrava, lo proteggeva. San Leone di Catania è celebrato il 20 Febbraio.
Antonella Sanicanti
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