Tanti sono stati i Santi che hanno raccontato, in tutta la loro vita, la devozione al Preziosissimo Sangue di Gesù.
Uno di questi è San Longino, l’uomo che trafisse il costato di Cristo ai piedi della croce, ma che subito si convertì. Conosciamo meglio la sua devozione.
Longino: l’uomo convertito dal Sangue di Cristo
Un nome che ci dice poco o nulla. Per questo ci domandiamo: chi era Longino? La tradizione cristiana ce lo identifica come Quinto Cassio Longino, il soldato romano che trafisse con la propria lancia il costato di Gesù crocifisso, per accertarsi che fosse morto, come descrive il Vangelo di Giovanni: “Ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua”.
È un personaggio che non è nominato nei Vangeli canonici ma che, secondo la tradizione cristiana fu guarito proprio dal Sangue di Cristo. Si racconta, infatti che soffrisse di un difetto alla vista e che, proprio dagli schizzi di sangue ed acqua che sgorgarono dal corpo di Gesù, dopo averlo colpito, fu guarito. Per la Chiesa, è stato il primo a beneficiare del miracolo del Sangue prezioso di Gesù.
Il primo miracolo del sangue di Gesù
Sempre secondo la tradizione, è stato lui stesso a raccogliere il sangue di Gesù dalla terra dopo la sua deposizione dalla croce, e a custodirlo prima di portarlo in Italia. Si pensa che, proprio in quel momento, si sia convertito da pagano quale era. Arrivato in Italia (siamo nel pieno della primissima Chiesa nascente), Longino fu martirizzato a Mantova, dove non volle più rinnegare quella fede che, dopo tanto cercare, aveva ritrovato proprio nel Sangue di Cristo.
Longino: “Quest’uomo era figlio di Dio”
Secondo il Vangelo di Matteo, fu lo stesso Longino a pronunciare queste parole, dopo la morte di Gesù in croce: “Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio”.
Dal miracolo della conversione avuto dalla custodia e dal contatto con il Sangue di Cristo, fino alla sua conversione al Cristianesimo ed al martirio per Gesù. La Chiesa lo annovera fra i suoi Santi, a partire dall’anno 1340, per volere di Papa Innocenzo VI.
ROSALIA GIGLIANO
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