San Luigi Gonzaga prese una decisione che nessuno si aspettava nella sua dinastia, lasciando molti sconvolti. La sua missione era però ben chiara in lui.
Luigi fu figlio del marchese Ferrante Gonzaga, nacque nel 1568 e fin dall’infanzia il padre lo educò alle armi. A soli cinque anni rischiò di rimanere schiacciato sparando un colpo con un cannone, e tuttavia aveva deciso già a dieci che la sua vita non si sarebbe conclusa dietro elmi e corazze. Sarebbe stata ben diverse, un’altra: quella dell’umiltà, del voto di castità, di una vita dedicata al prossimo l’avrebbe condotto a Dio.
La strana voce cominciò a girare Castiglione delle Stiviere già nell’autunno del 1585. Si diceva che Luigi, il nobile rampollo primogenito del signore della città Ferrante Gonzaga, il promettente futuro della dinastia, stava per rinunciare al diritto di successione. Molti discutevano sulla verità di questa diceria. Fino a che nel castello di San Giorgio, a Mantova, ebbe luogo la solenne cerimonia della rinuncia alla primogenitura in favore di Rodolfo, il secondogenito.
Il dolore della popolazione, che lo stimava incredibilmente, era grande. Luigi decise di entrare nella compagnia di Gesù, ma le difficoltà non erano di certo finite. Perché dovette sostenere due anni di lotte contro il padre, che aveva vissuto quella sua decisione con immenso dolore. In lui, infatti, aveva riposto tutta la sua fiducia, nonché il futuro della casata. Ora però voleva andarsene, abbandonando potere e lusso, nonché onori e ricchezze, in favore di “strani ideali”. Non lo poteva accettare, né tantomeno capire.
Ad ogni critica, però, Luigi rispondeva dicendo: “Cerco la salvezza, cercatela anche voi! Non si può servire a due padroni… È troppo difficile salvarsi per un signore di Stato!”. La sua decisione, Luigi la prese a soli diciassette anni, e il 4 novembre 1585 si diresse verso Roma per entrare nella giovane Compagnia di Gesù. Con in mano una lettera, scritta dal padre, e rivolta al Superiore Generale dell’Ordine.
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“Lo mando a Vostra Signoria Rev.ma che gli sarà Padre più utile di me… Ella diviene padrone del più caro pegno che io abbia al mondo e della principale speranza che io avessi nella conservazione di questa mia casa”. Luigi era finalmente libero di seguire Cristo, dopo avere rinunciato al titolo e all’eredità per entrare nel Collegio romano dei gesuiti.
Lì cominciò a dedicarsi agli umili e agli ammalati, distinguendosi soprattutto durante l’epidemia di peste che colpì Roma nel 1590. Contro la strage, infatti, si stava duramente battendo il futuro santo Camillo de Lellis con alcuni confratelli. Lo stesso iniziò a fare Luigi Gonzaga. Luigi però era anche malato, e l’ordine che gli viene rivolto è di dedicarsi ai casi non contagiosi.
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Ma lui, quando trovò in strada un appestato in abbandono, non può rinunciare alla sua missione di carità. Così lo prende in spalla e lo porta in ospedale, incaricandosi di curarlo. Rimase però contagiato, in quella precisa occasione, e morì. Aveva solo 23 anni. Con grande dolore anche da parte del padre Generale, che vedeva in lui un degno successore di Ignazio di Loyola. “Io non pensai mai che dovesse morire di quella infermità, perché ritenevo per certo che Dio Nostro Signore l’avesse chiamato alla Compagnia di Gesù per dargli a suo tempo il governo di lei, per suo gran bene”.
Giovanni Bernardi
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