San Luigi Orione fu un grande santo dei nostri tempi e lasciò un segno profondo, a partire dalla fondazione della “Piccola Opera della Divina Provvidenza”.
Su di lui esiste una bibliografia davvero sterminata, e ancora oggi continuano ad uscire riviste, approfondimenti, libri, opere di spiritualità che toccano la sua figura e da questa prendono spunto e ispirazione. Ciò dimostra quindi senza dubbio quanto sia stata grande la sua opera.
La nascita e l’origine di un grande esempio di santità
Da piccolo lavorò nei campi, frequentando in parallelo sia la scuola che altre pratiche religiose. Entrò nei Frati Minori di Voghera a soli 13 anni ma a causa di una grave polmonite dovette inizialmente ritornare a casa. Una volta ristabilitosi aiutò il padre nella selciatura delle strade, un’attività che lo aiutò a comprendere da vicino il pensiero e la fatica del lavoro operaio.
Nel 1886 entrò nell’oratorio di Torino che allora era diretto nientemeno che da San Giovanni Bosco, e lì vi rimase per ben tre anni profondi in cui assorbì tutta la spiritualità e la personalità di Don Bosco. Quell’esperienza lo segnò davvero fino in fondo, sedimentandosi nel suo animo per non andare mai più via.
La formazione del primo nucleo della Congregazione
All’improvvisò però lasciò i salesiani e nel 1889 entrò nel seminario di Tortona per studiare filosofia. Poi proseguì gli studi teologici, mentre prestava servizio sopra il duomo per le Messe. In quel periodo cominciò ad avvicinare molti ragazzi, a cui impartiva lezioni di catechismo. Questi aumentavano sempre di più così il vescovo gli concesse l’uso del giardino del vescovado.
Pian piano si formò il primo nucleo della futura congregazione, fatta di sacerdoti e chierici che si riunivano attorno a lui e alla sua attività. Che in futuro assunse diverse e molteplici forme. Dalla visite ai poveri ed ammalati, alla lotta senza tregua contro la Massoneria. Poi l’opera di diffusione della buona stampa, le predicazioni costanti e la grande attenzione per i più giovani, quest’ultima ereditata dal carisma di don Bosco.
La grande spinta di carità di don Orione
Nel 1908 si precipitò con tutto sé stesso a soccorrere le popolazioni colpite dal terremoto del 1908 a Messina e Reggio Calabria. Molti giovani che rimasero orfani dopo quell’evento finirono nelle sue Case di accoglienza, e Papa Pio X a fronte del suo encomiabile lavoro gli diede l’incarico di vicario generale della diocesi di Messina.
Lo stesso impegno lo dimostro per l’aiuto ai terremotati della Marsica nel 1915. San Luigi Orione ben presto si dimostrò esempio di santità per le sue molteplici opere di cariità. Girò tutta l’Italia raccogliendo aiuti materiali e facendo nascere numerose vocazioni. Da lì venne fondata la Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza e le Piccole Missionarie della Carità.
La fondazione delle sue istituzioni e la sua vita povera e penitente
Dal punto di vista spirituale, invece, fondò gli Eremiti della Divina Provvidenza e le Suore Sacramentine, istituzioni entrambe in cui ammise anche i non vedenti. Poi dimostrò grande spirito missionario mandando i suoi figli e molte suore in America Latina e in Palestina sin dal 1914. Lui stesso viaggiò in lungo e in largo per sostenere le sue opere, e restò tre anni a Buenos Aires organizzando scuole, colonie agricole, parrocchie, orfanotrofi, e infine delle case di carità chiamate “Piccolo Cottolengo”.
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Nonostante il grande movimento, San Luigi Orione conduceva una vita veramente poverissima, fatta di penitenza e di salute cagionevole. Organizzò innumerevoli missioni popolari, processioni, pellegrinaggi, presepi viventi e molto altro. La sua certezza era che la fede dovesse penetrare tutte le fasi della vita, e così effettivamente fu per lui e per l’esempio che lasciò a molti.
L’opera sociale e spirituale che don Orione consegnò ai cristiani fu infatti di notevoli dimensione e importanza, e personalità di ogni ceto sociale e culturale lo conobbero, lo contattarono e soprattutto lo ammirarono, a partire da Pontefici come Pio X e Benedetto XVI. L’amore che il popolo ebbe per lui fu dimostrato il giorno della sua beatificazione, il 26 ottobre 1980 da papa Giovanni Paolo II, quando piazza San Pietro fu un tripudio festante dei tanti suoi figli giunti dalle nazioni di tutto il mondo.
Giovanni Bernardi