San Macario di Gerusalemme è noto a tutti come vescovo di Gerusalemme. Pochi però sanno che al suo tempo Gerusalemme non c’era già più.
Nell’anno 70 d.C., infatti, il Tempio era già stato distrutto dal futuro imperatore Tito. Senza contare che nel 135 la città stessa era duramente stata rasa al suolo, e ne restavano solamente delle rovine. Su quelle rovine era nata la colonia romana Aelia Capitolina, e il Campidoglio venne costruito proprio sopra il luogo della sepoltura di Gesù.
Il tempo fondamentale della “pace costantiniana”
Tuttavia il tempo che il futuro santo Macario visse come vescovo fu un tempo di importanza fondamentale. Macario fu vescovo di Gerusalemme dal 312 a poco prima del 335 secondo Sozomeno. In quegli anni, infatti, a tutto l’Impero si estese la cosiddetta “pace costantiniana”, l’accordo sottoscritto nel febbraio 313 da Costantino per l’Occidente e Licinio per l’Oriente per una politica religiosa comune alle due parti dell’impero.
Il vescovo Macario riuscì ad ottenere dal sovrano il suo consenso per l’abbattimento del Campidoglio. Quella importantissima area, che ha visto il Calvario e il Sepolcro del Figlio di Dio, poté quindi in questo modo ritornare alla luce.
La vittoria del vescovo Macario per la libertà del luogo del Sepolcro
Sulla stessa area più tardi sorgerà la grandiosa basilica della Risurrezione, dove venne in pellegrinaggio anche la vecchia madre di Costantino, Elena. Dopo di lei, una serie infinita di pellegrini si recarono in questi luoghi di santità per toccare con mano la presenza del Signore che non ha mai abbandonato i suoi figli.
Un altro carattere fondamentale di Macario fu dovuto al fatto che si oppose con tutte le forze alla dottrina ariana. In quegli anni infatti nel mondo cristiana si stava vivendo un’aspra divisione, a causa della dottrina del prete libico Ario, che negava in maniera eretica la natura divina di Gesù Cristo.
La dura opposizione di Macario all’eresia ariana che negava Gesù
Macario si oppose da subito e con tutte le forze a questa dottrina, fino a intervenire nel maggio del 325 al Concilio di Nicea per confermare la dottrina tradizionale.
Proprio per questa ragione, oggi Macario è noto anche per essere uno dei principali autori del Credo che ancora oggi pronunciamo, che nacque nell’ambito del concilio niceno. Si tratta del Credo che ancora oggi pronunciamo nella Messa, quando si professa la fede “in un solo Dio, Padre Onnipotente” e “in un solo Signore, Gesù Cristo… Dio vero da Dio vero”.
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L’origine del nome dell’autore del Credo niceno ancora oggi in uso
Molto importante comprendere che il suo nome significa “felice” e “beato”. Nonostante non si conoscano le sue origini, è infatti certo che fu vescovo e guida della città santa che fu luogo della crocifissione e della risurrezione di Gesù Cristo. Quale testimonianza di gioia e di felicità più grande e più profonda di sapere che il Signore è Risorto per la nostra salvezza?
Al seguito dell’ultima persecuzione anticristiana, ordinata e poi disdetta dall’imperatore Galerio, Costantino e Licinio, suoi successori, diedero piena libertà ai cristiani di praticare la loro fede. Così fu possibile celebrare il culto e costruire chiese.
Giovanni Bernardi