A parlarci di San Marcellino, Vescovo di Ancona, è l’illustre fonte caratterizzata da San Gregorio Magno. Quest’ultimo lo definì: “vir vitae venerabilis”.
Il Santo Vescovo di Ancona, di cui oggi celebriamo la memoria liturgica, visse tra la seconda metà del V secolo e la prima metà del VI. Da un punto di vista prettamente storico, sappiamo che il suo nome è il primo annoverato nella serie dei Vescovi di Ancona. A parlarci di lui è una fonte più che illustre, la penna del Santo Gregorio Magno, che aveva particolarmente a cuore questa importante figura ecclesiastica. Non sappiamo con certezza, tuttavia, se effettivamente il Santo apparteneva alla nobile famiglia dei Boccamaiori, oggi estinta, come qualche fonte ritiene.
La fama di Santità di Marcellino, in realtà, si diffuse ben presto. Scriveva così San Gregorio Magno: “Vir vitae venerabili Marcellinus fuit”. Ricevere cotanta attenzione e stima da parte di un personaggio così importante non è da tutti. Ma ciò che spinse i fedeli ad accrescere il culto verso il Santo Vescovo fu, come narrano le fonti, l’episodio miracoloso che lo riguarda. Sappiamo infatti che San Marcellino salvò la città di Ancona, che minacciava di essere distrutta da un gravissimo incendio. Al tempo, il Santo, malato di podagra, si fece portare dalla sua famiglia nel luogo in cui sorgevano le fiamme. Queste, al suo arrivo, si ritirarono, fino a cessare definitivamente.
Alla memoria di questo miracoloso evento, è legata anche una reliquia. Si tratta, stando alla tradizione, di un libro liturgico che il Santo portava con sé nel momento in cui il miracolo avvenne per sua intercessione. La reliquia, al cui contatto con il fuoco sono attribuite la consumazione e l’annerimento delle pagine, è stata poi oggetto di grande venerazione nel corso della storia.
Il culto legato alla figura di San Marcellino è antichissimo. Sappiamo infatti che l’invocazione “Sanctae Marcelline” si trova accanto a quella di altri Santi nei frammenti di un antichissimo rituale della città di cui fu Vescovo. Il suo corpo fu spostato nel 1907: prima giaceva nella cattedrale dedicata a Santo Stefano, successivamente fu portato nella cattedrale sul Guasco. La Chiesa Cattolica festeggia la sua memoria liturgica il 9 gennaio.
Fabio Amicosante
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