Per la beatificazione di San Massimiliano Kolbe, venne riconosciuto un solo miracolo, quello relativo alla guarigione miracolosa di Angelina.
Trattandosi di un Martire della fede, Massimiliano Kolbe non necessitava dell’attestazione di miracoli, per divenire Santo.
Oggi si celebra l’anniversario della rinascita in Cristo di San Massimiliano Kolbe, frate francescano morto come Martire nel campo di concentramento di Auschwitz. Del suo gesto di eroismo nei confronti di un prigioniero (qui la testimonianza dell’uomo) si conoscono tutti i dettagli e già al termine della seconda guerra mondiale si parlava della possibilità che fosse beatificato. Il passo ufficiale si compì per volontà di Papa Paolo VI, nel 1971, mentre la canonizzazione avvenne, nel 1982, ad opera di Giovanni Paolo II.
Segni di santità nella sua vita, oltre quello nel campo di concentramento (omaggiato dal Papa lo scorso febbraio), ce ne furono diversi. Il Frate Francescano visse una vita dedicata alla diffusione del messaggio divino. Lo portò non solo in Europa, ma anche in Asia (dove conobbe ed ispirò il Santo di Nagasaki), dove il suo operato portò alla conversione di moltissime persone.
La Chiesa ha riconosciuto un solo miracolo a San Massimiliano Kolbe, non furono necessarie altre attestazioni della sua santità per il processo di beatificazione. L’evento miracoloso in questione si verificò a Sassari, alla fine degli anni ’40, ed è stato testimoniato dalla diocesi locale e dalla diretta interessata. La donna si chiamava Angelina Testoni e da giorni era impossibilitata ad alzarsi dal letto a causa di una malattia.
Un giorno, un Frate le fece visita e, dopo aver pregato per lei. le consegnò un’immaginetta di San Massimiliano Kolbe. Questi le disse di rivolgere le sue preghiere a lui, poiché potesse intercedere per lei. Inspiegabilmente, la donna guarì durante la notte e, la mattina dopo, era in perfetta salute. La sua riconoscenza per il miracolo concessole fu tale da convincerla a collaborare con la Milizia dell’Immacolata, ordine fondato da Kolbe, nel 1916, e giunto a Sassari, nel 1934.
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Luca Scapatello
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