Tutti i pellegrini che si recavano da Padre Pio ricevevano dal Santo frate una ferma raccomandazione, come era nel suo stile definito da alcuni addirittura duro, mentre era invece per il loro bene.
Il legame di Padre Pio con la speciale devozione a cui faceva riferimento davanti ai tanti fedeli che si recavano da lui, infatti, affondava le radici molto indietro nel tempo, e in eventi a dir poco straordinari.
Mentre Padre Pio subiva le tre prove più dolorose, infatti, spesso è capitato che accanto a lui c’era proprio San Michele Arcangelo. Sono molte le testimonianza che il frate di Pietrelcina ha infatti dato in merito agli aiuti ricevuti dall’arcangelo Michele, suo “angelo custode”. Un rapporto che si è fatto ancora più concreto vivo nei momenti di sofferenza, ma che non si è limitato a quelli.
Il legame ben saldo tra P. Pio e San Michele Arcangelo
Già da quando era giovane sacerdote la presenza dell’Angelo Custode era ben radicata nella vita del futuro santo di Pietrelcina. Gli aneddoti sono molti. In uno si spiega che quando il Cappuccino usciva di casa si dimenticava sempre di chiudere la porta, e quando le persone che gli erano intorno lo rimproveravano lui era solito rispondere: “C’è l’Angiolino che mi fa la guardia alla casa”.
Quando invece un pellegrino che si era fermato per alcuni giorni nel suo convento era in procinto di ripartire per la sua strada, il suo augurio recitava spesso in questa maniera: “Che l’Angelo ti accompagni”. Oppure, un altra espressione che era solito pronunciare era: “Che l’Angelo di Dio ti sia luce, aiuto, forza, conforto e guida”.
La devozione di Padre Pio per San Michele Arcangelo viene da lontano
Insomma, la devozione di Padre Pio per San Michele Arcangelo viene da molto lontano ed è documentata in varie forme, ad esempio nel suo Epistolario oppure dalle diverse e numerose memorie dei suoi fedeli, dei suoi figli spirituali o di quanto hanno avuto la fortuna di incontrarlo o di conoscerlo.
San Francesco, di cui Padre Pio era seguace, ricevette le stigmate durante la quaresima in onore dell’Arcangelo. Proprio come il Poverello di Assisi, il santo di Pietralcina venne segnato dalle stigmate di fronte a un particolare crocifisso in cui era raffigurato proprio San Michele.
Cosa accadde quando Padre Pio visitò il santuario di San Michele
La stessa provincia cappuccina di Foggia scelse come suo protettore San Michele, considerato inoltre che il Santuario del Gargano si trova a circa 25 chilometri da San Giovanni Rotondo. Ad oggi inoltre l’immagine dell’Arcangelo che sta per infilzare il dragone infernale si erge sopra il monumento di Padre Pio, sopra l’ingresso centrale della Casa Sollievo della Sofferenza.
Padre Pio fece solamente una visita al santuario di San Michele, il 1° luglio 1917 su un carretto scoperto insieme a quattordici fratini del Collegio di San Giovanni Rotondo. Lo storico Gherardo Leone spiegò che quella non fu un’esperienza come tante, ma segnò profondamente Padre Pio.
Il momento di grande intensità spirituale nella grotta di San Michele
“Nella grotta di San Michele in quel momento di grande intensità spirituale, nella penombra della grotta arcangelica, Padre Pio prese piena coscienza della sua missione religiosa ed ebbe anche il presentimento di quanto il Signore gli stava riservando”. L’anno seguente furono infatti molti gli eventi straordinari per il frate, come la “transverberazione”, la “stimmatizzazione” o la “transfissione”.
In ordine, con il primo termine si intende la lacerazione delle parti più intime della sua anima, la seconda è la più nota apparizione sul suo corpo delle stesse ferite portate da Cristo sulla croce, mentre invece la terza rappresenta lo squarcio del cuore e del costato operato da una lancia. Tre eventi assolutamente straordinari preceduti dalla presenza di un “misterioso personaggio”, come lo definì il frate.
San Michele c’era nei momenti più straordinari della vita di Padre Pio
Sono molti gli studiosi concordi nell’affermare che quella presenza fosse propria quella di San Michele. Così lo stesso frate invitava spesso i pellegrini a recarsi al vicino santuario. Un evento in particolare scosse alcuni giovani che si erano recati da lui, raccontato da un sacerdote vicino a Padre Pio, don Giuseppe Tomaselli.
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Il religioso racconta di un gruppo di persone che in treno discutevano del fatto che stavano per andare a conoscere Padre Pio recandosi a San Giovanni Rotondo. Lo dissero a un prelato che si trovava in treno, spiegando che lì si trovava un frate che si dice che faccia miracoli. Il prelato rispose: “Ma chi è questo frate? Andate piuttosto al santuario di Monte Sant’Angelo. Lì c’è veramente uno che fa miracoli: San Michele Arcangelo“.
La vicenda che accadde a un gruppo di pellegrini che visitarono il santo
Un’affermazione che mise in crisi il gruppo di pellegrini, indecisi sul da farsi. Questi si recarono comunque da Padre Pio, che alla fine del colloquio estrasse diverse immagini da un cassetto e le consegnò a loro. Erano dei santini l’Arcangelo di Monte Sant’Angelo. Quando li diede ai pellegrini, disse: “Così potrete dire di essere stati al santuario di San Michele”.
Questi capirono che mentre parlava con loro molto probabilmente si era recato in bilocazione nel santuario. Padre Pio ripeteva infatti spesso, nonostante vi fosse fisicamente andato in visita una sola volta, “io alla grotta santa di Monte Sant’Angelo ci vado sempre”.
Giovanni Bernardi