San Riccardo Pampuri (1897-1930, Pavia) era nato col nome di Erminio. Perse i genitori da piccolissimo e visse in condizioni economiche molto precarie.
“Ero troppo piccolo per provare dolore e capire che perdita avevo subito, ma più trascorrevano gli anni e più sentivo la mancanza di due genitori, che avevano saputo trasmettere a noi figli l’amorevole spirito cristiano”, dirà in seguito.
Grazie alle cure dello zio, ebbe una casa e un’istruzione. L’inizio della prima guerra mondiale lo trovò ventenne e studente in medicina.
Fu, dunque, arruolato, come Caporale e inviato a Caporetto. Data la sua indole, in un ospedale da campo, raccolse tutta l’attrezzatura medica che riuscì a recuperare, per curare i suoi compagni feriti.
Lo fece caricando tutto su un carro, trainato da una mucca, da solo e sotto il fuoco nemico, impiegandoci ben 24 ore!
Riuscì nella sua impresa e fu promosso a Sergente, ma ottenne anche una pleurite, che non lo lasciò mai.
Erminio trovava, anche in trincea, un momento per la preghiera, per volgere il cuore a Dio e alla Vergine.
Appena poté, si laureò in medicina: “Tornai a casa con le idee chiare sul mio futuro: avrei dedicato la mia esistenza agli altri, avrei sacrificato me stesso per salvare più vite possibili e ora voglio trasformare l’esercizio dell’arte medica in missione di carità”.
Così fece, tanto che, spesso, non solo non si faceva pagare dai suoi pazienti, ma portava cibo e viveri a coloro che rischiavano di morire anche di fame.
Nel 1924, secondo il regime fascista, i medici dovevano iscriversi al Sindacato Nazionale Fascista dei Medici Condotti. Il dottor Erminio, non volendo avere a che fare con quel regime, si dimise dalla professione, addirittura.
Di li a poco, decise di far parte dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli). Prese, perciò, il nome di Riccardo, come don Riccardo Beretta, la sua guida spirituale.
Arrivò all’Ospedale Sant’Orsola di Brescia, dove si occupò dei malati e della formazione dei Confratelli che volevano diventare infermieri.
A soli 33 anni, fu stroncato dalla tisi. Ora riposa nella Chiesa di Trivolzio (Pavia).
Fu don Riccardo Beretta, la sua giuda spirituale, a celebrarne il funerale.
Dal giorno della sua morte, le guarigioni improvvise e inspiegabili, di coloro che lo pregavano, aumentarono notevolmente.
Infatti, fu proclamato Santo da Papa Giovanni Paolo II, in seguito alla guarigione di un bambino di 10 anni, Manuel Cifuentes Rodenas, che rischiava di perdere un occhio, dopo essersi ferito con un ramo di mandorlo. Era il 1° Novembre del 1989.
Antonella Sanicanti
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