San Romualdo fu un instancabile viaggiatore e disponibile ad accogliere tutti, quando il suo desiderio era quello di stare nell’unione più profonda con Dio.
Nacque in una famiglia nobile e divenne eremita, in Spagna nel monastero sotto l’influenza di Cluny, prima di iniziare una serie di peregrinazioni lungo l’Appennino con lo scopo di riformare monasteri ed eremi. Il suo modello era quello degli antichi cenobi dell’Oriente. Grazie alla sua fama e al particolare carisma che lo caratterizzava entrò più volte in contatto con potenti, principi, prelati.
Oltre ad essere un monaco fu un instancabile viaggiatore
Romualdo fu sia monaco che instancabile viaggiatore, predica prima che con le parole con i fatti, e percorse in lungo e in largo la penisola. Nella sua vita fece innumerevoli incontri, e dopo di questi tutto vogliono incontrarlo, parlare con lui. Lui, da suo canto, riceve tutti ma nel suo cuore il suo desiderio è di raccogliersi nel silenzio della preghiera.
I progetti che realizza sono molti, l’unico che gli manca è quello di guidare spedizioni missionarie per l’evangelizzazione del Nord Europa, difficili da intraprendere nel periodo storico in cui visse, tra il decimo e l’undicesimo secolo. Romualdo nacque infatti nel 952, e la sua vocazione viene maturata dopo uno scontro sanguinoso che coinvolge il suo casato.
Lo chiamano a svolgere incombenze ecclesiastiche e politiche
Entra, insieme al padre, nel monastero di Sant’Apollinare in Classe e la vita che si impone è di severa penitenza, meditazione e preghiera. Dall’altro lato, invece, lo chiamano continuamente a svolgere incombenze ecclesiastiche e politiche. A Venezia incontra uno dei più importanti monaci riformatori del decimo secolo, l’abate Guarino, al cui seguito giunge fino in Catalogna.
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Quando torna a Ravenna, rinuncia alla carica di abate e comincia a viaggiare. Prima si dirige a Verghereto, vicino Forlì, e lì fonda un monastero in onore di San Michele Arcangelo. Nel 1001 torna a Sant’Apollinare in Classe, dove diventa abate. Un anno dopo rinuncia e si rifugia a Montecassino. Vive in una grotta, fonda un eremo a Sitria, in Umbria, dove si ferma sette anni, poi comincia a fondare numerosi piccoli monasteri e cenobi. Nelle strutture troppo grandi, pensa, si disperde il silenzio necessario al raccoglimento.
Il Conte gli dona la proprietà e lui vi costruisce un ospizio e un eremo
Nel Casentino, nel 1012, incontra il conte aretino Maldolo, padrone di una casa e di una selva nel luogo che diventerà Camaldoli. Il conte, affascinato da Romualdo, gli regala le sue proprietà. Lui, di risposta, vi fonda un ospizio e costruisce un eremo per i religiosi contemplativi, che riceveranno una regola simile a quella benedettina.
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L’ultima tappa della sua peregrinazione è nelle Marche, dove fonda un monastero nella Val di Castro, e lì vi morirà, in una piccola cella, 19 giugno del 1027. Le sue reliquie vennero portate prima a Jesi e poi a Fabriano, nella chiesa camaldolese di San Biagio.
Giovanni Bernardi