Festeggiamo oggi la memoria liturgica di San Valentino, Vescovo di Terni. Molte e complesse sono le fonti sulla sua vita: tra gli episodi più importanti ricordiamo il miracolo di guarigione.
Gli storici della Chiesa che si sono affacciati a questa straordinaria figura ecclesiastica sono numerosi e di grande spessore. La problematica più grande in merito alla figura di San Valentino di Terni riguarda il fatto che il Santo visse in un’epoca molto remota. La più antica testimonianza storica sulla sua vita risale infatti al V o VI secolo. I dettagli più importanti, però, riguardano le vicende legate al suo martirio. San Valentino spesso è stato anche accostato (se non confuso) a un altro suo omonimo, un Sacerdote. Studi più recenti, però, sembrano confermare che quest’ultima figura non sia mai esistita, per cui, grazie alle recenti pubblicazioni (l’ultima delle quali è del 2012) si può affermare che l’unico Valentino è quello che oggi festeggiamo alla data del 14 febbraio e che viene riconosciuto come patrono degli innamorati.
La Passione di San Valentino ci mette di fronte, innanzitutto, alcune figure che con il cristianesimo c’entrano ben poco. Stiamo parlando degli ateniesi Proculo, Efebo e Apollonio giunti a Roma per studiare presso il retore Cratone. Quest’ultimo era un insegnante di retorica e di lingua latina (ma anche greca).
L’insegnante, da quanto si apprende dalle fonti, aveva un figlio affetto da una rara malattia che lo costringeva a vivere rannicchiato nel letto. Il piccolo, di nome Cheremone sembrava avere pochissime speranze di vita. Nel racconto della vita del Santo appare poi la figura di un tale Fonteio, il quale dichiarò a Cratone che suo fratello era stato affetto dalla medesima malattia e che il Santo Vescovo di Terni, Valentino, lo aveva guarito.
L’insegnante non ci pensò due volte. Si recò immediatamente dal Vescovo offrendogli, qualora ce ne fosse stato bisogno, la metà dei suoi averi. La risposta del Santo fu straordinaria. Valentino disse al maestro che non era una questione di beni materiali, quanto di preghiera e fede.
Il Santo avrebbe provato a guarire il figlio, senza ricevere alcuna ricchezza, se non la conversione e la fede della famiglia del maestro. Quest’ultimo accettò e il miracolo avvenne. San Valentino si chiuse in camera con il piccolo e, dopo una lunga notte di preghiera, il bambino si rialzò, completamente guarito. L’intercessione del Santo aveva guarito Cheremone.
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San Valentino morì martire intorno al 346-347. Secondo le fonti, fu decapitato al secondo miglio della via Flaminia. Dopo una prima sepoltura sul luogo del martirio, il suo corpo fu poi traslato da Proculo, Efebo ed Apollonio a Terni, città in cui ricoprì la carica di Vescovo. Il suo patronato sui fidanzati si lega a un antico scritto dell’autore inglese Geoffrey Chaucer, il quale racconta che, nel giorno della sua memoria, gli uccellini iniziarono le loro danze d’amore.
Fabio Amicosante
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