L’esibizione di Achille Lauro a Sanremo è stata vista da molti cattolici del tutto blasfema e inaccettabile, eppure c’è chi crede si tratti di una ricerca spirituale.
Una affermazione che in realtà appare parecchio spericolata, piuttosto che reale. Difficile pensare che dietro l’ostentazione esagerata dell’apparenza, della trasgressione, dell’estremismo del “godimento”, di testi dove al sacro si mischia il demoniaco, possa esserci qualcosa che abbia punti di incontro con la morale cristiana.
Lo spettacolo indegno di chi usa la fede per fare share
Sia chiaro, è evidente che l’equazione cristianesimo uguale moralismo non sta in piedi, e di certo l’intenzione di quanto si sta scrivendo non è quella di compiere questo tipo di operazione. Proprio come dice il cantante, solo Dio può giudicare ciò che è presente nel cuore delle persone.
Tuttavia, moralità è ben diverso da moralismo. C’è un limite a tutto, persino all’ipocrisia di chi vorrebbe illudersi che dietro a certe manifestazioni grottesche possa esserci un sentimento sincero, e non un vergognoso modo di approfittarsi dell’ingenuità di tanti per utilizzare la fede cristiana, e quella – seppure in calo – popolarità che la riguarda, per fare successo, spettacolo, in ultima soldi.
Chi è Achille Lauro, e perché pensare che sia cristiano è ben azzardato
Achille Lauro è un cantante della nuova generazione che prova a stupire e le ha provate tutte. Dall’esaltazione della droga e della trasgressione sessuale, il Festival della canzone nazional-popolare è diventato il palcoscenico dell’esaltazione di un sentimento fintamente religioso frammisto a perversioni pesantemente manifestate e volgarmente ostentate.
Basta leggere il testo del monologo andato in onda in uno di queste serate: “Sono il rock and roll, trasgressione che entra nelle case di mezza America. Esplicito invito a lasciarsi andare. Una vecchia chiesa indignata per il credo dell’irriverenza. Nuovo tempio notturno del giovane e del proibito, tempo di giogo, demonio, divinità, juke box tappezzato di chiodi, ognuno in rituale con gli altri in un solo corpo danzante. Carne che chiede carne, uragano nei desideri sessuali. Scossa nel perbenismo familiare, promessa di piacere. Il sacro vincolo del godimento. Godere è un obbligo. Dio benedica chi gode”.
Un apprezzamento che solleva molti dubbi
C’è persino chi ha avuto il coraggio di paragonare queste ultime quattro parole, “Dio benedica chi gode”, al testamento spirituale del Beato Antonio Rosmini, che prima della morte diceva al Manzoni, che gli domandava “e ora cosa faremo noi”: “Adorare, tacere, godere!”. Insomma, il paragone è alquanto azzardato, e ad alcuni fa rizzare i capelli in testa.
Purtroppo, la realtà è che ormai è diventato persino troppo facile criticare il cristianesimo. Ben diverso sarebbe fare lo stesso, non tanto con i bastioni del politicamente corretto (gender, aborto, eutanasia e chi più ne ha più ne metta), ma ad esempio con l’islam. Il caso francese, a tale proposito, è ben paradigmatico, visto che dopo l’uccisione del prof. Samuel Paty si moltiplicano i soggetti con la scorta minacciati dai fondamentalisti che vorrebbero tagliarli la gola.
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In Italia l’unica cosa che ormai è permesso deridere è la fede in Cristo
Ormai in Italia è più facile scandalizzarsi per Amadeus che fa il segno della croce prima di salire sul palco, piuttosto di un ragazzo vestito in maniera improbabile, tra piume di struzzo e trucco pesante come se fosse una ballerina di samba brasiliana. Non pago, ci pensano le riviste come Vanity Fair a dargli corda, pubblicando il suo ritratto vestito in maniera pesantemente blasfema, a scimmiottare nientemeno che Maria Vergine.
“Sull’altare una slot/ Cristo è una donna/ Madonne sopra i muri/ Il mio Dio è in minigonna/ La mela dell’Eden/ Eva veste serpente/ La mela di Jobs/ Nasci già dipendente/ Ma a noi sta bene così/ GENERAZIONE X”, scrive nel suo profilo. Insomma, il suo obiettivo di fare arrabbiare e fare parlare di sé, sicuramente lo ha raggiunto. Tuttavia, se questi sono i frutti dell’apertura della fede al mondo, forse c’è qualcosa da ripensare.
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Non credo che padri e madri di famiglia abituati al tradizionale festival della canzone italiana abbiano molto apprezzato la “ricerca” di questo ragazzo, che purtroppo con la morale cattolica ha ben poco a che spartire. Non sappiamo invece quali siano i suoi legami con la fede, tuttavia se si venisse a sapere che sono anni che non mette piede in una chiesa, di certo difficilmente ci si stupirebbe.
Giovanni Bernardi