Agata era una vergine consacrata a Dio, in un tempo in cui le persecuzioni dei cristiani erano legalmente permesse. Nata in una famiglia nobile e cristiana, aveva solo 15 anni, quando vive tutto questo.
La città di Catania era governata dal Proconsole Quinziano, quando Agata (235ca.-251ca., Catania) venne accusata di vilipendio della religione di Stato e imprigionata, secondo l’editto dell’Imperatore Decio.
La sua colpa, se così si può dire, era quella di aver rifiutato, con fermezza e ripetutamente, le lusinghe del Proconsole, nonché le sue disposizioni che le chiedevano di prostrarsi agli Dei pagani. Vano fu il tentativo, fatto per comando del Proconsole, della cortigiana Afrodisia e delle sue 9 figlie prostitute, perché Agata si convincesse a rinunciare al voto. Vane furono le minacce di morte di Quinziano.
Agata rispose irremovibile: “La mia mente si poggia sulla viva roccia e ha le sue fondamenta in Cristo. Le vostre parole sono come vento, le vostre promesse come pioggia, le vostre minacce come fiumi. Per quanto infieriscano, le fondamenta non cedono, quindi la mia casa non potrà cadere”. Nemmeno al quel punto Quinziano si arrese, anzi ordinò che Agata fosse torturata, nell’ennesimo tentativo di sopraffarla.
Fu così che, durante il supplizio, subì l’amputazione del seno con delle tenaglie! Venne lasciata senza assistenza a se stessa e privata dell’acqua, ma il sostegno del Signore non mancò. Proprio in quei momenti, invece, si fece più tangibile, poiché, alla presenza di Agata, che stava sanguinando, e delle guardie atterrite, comparve San Pietro, che la soccorse e la guarì. Purtroppo però, neanche davanti all’evidenza e al miracolo, l’orgoglio e la furia di Quinziano si placarono.
Il Proconsole ordinò, infatti, che venissero disposti dei cocci di vasi rotti su dei carboni ardenti. Poi, comandò che Agata vi fosse fatta rotolare, ripetutamente. Le urla di dolore della giovane coincisero con un terremoto, che sembrava minacciare la distruzione della città. Solo questo smosse, forse per paura, l’animo di Quinziano, che fermò il supplizio, incitato anche dalle insistenti richieste del popolo, che desiderava placare la sua cattiveria.
Purtroppo, per Agata era troppo tardi: morì, ricoperta di piaghe su tutto il corpo.
Si narra che, ad un anno dal suo martirio, l’Etna cominciò ad eruttare ed un torrente di lava si diresse verso Catania. Allora, alcuni fedeli, presero il flammeum (si pensa proprio quello della Martire, riposto con lei nel suo sepolcro), il velo rosso delle vergini consacrate come Agata, lo portarono in processione incontro al magma che, all’istante, si fermò. Pare anche che questo episodio si sia ripetuto più volte nel corso della storia. La Chiesa la ricorda il 5 Febbraio.
O gloriosa vergine e Martire Sant’Agata, tu che, sin dalla prima età, consacrasti a Dio la mente e il cuore, intercedi per noi ed ottienici di rassomigliarti. La fede in Dio sia così profonda da illuminare la nostra mente e dirigere in bene tutta la nostra vita.
Donaci il coraggio di testimoniare sempre il nostro cristianesimo con coerenza e senza paura. Accendi in noi un santo zelo ed una sincera carità, per essere apostoli del Signore in mezzo ai nostri fratelli. Così, per tua intercessione, o Agata buona, possiamo raggiungere quel fine per cui il buon Dio ci creò e ci redense: la beata comunione nel suo Regno, per Cristo nostro Signore. Amen.
Antonella Sanicanti
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