Sant’Agnese aveva scelto di donare la sua verginità al Signore. Respinse ogni offerta matrimoniale e, a causa della sua fede in Cristo, subì barbaramente il martirio.
Quello di Sant’Agnese è un culto antichissimo, come attestato dalla presenza del suo nome nel Canone romano. Le fonti di cui disponiamo circa la vita di Sant’Agnese sono per lo più agiografiche. Esse ci dicono che la Santa proveniva da un’illustre famiglia patrizia romana del III secolo. Ma non siamo certi del suo nome: infatti, la parola “Agnese” deriva dal greco e significa “pura” o “casta” e sta a identificare le sue qualità. Gli storici non concordano sulla data del martirio, infatti secondo alcuni avvenne durante la persecuzione di Valeriano (258-260), secondo altri nel 304.
Il III secolo fu un periodo storico travagliato per chiunque si professasse cristiano. Così, anche ad Agnese toccò la stessa sorte dei suoi “compagni di fede”. Le notizie del suo martirio le ricaviamo dalla “Depositio Martyrum” del 336, dal “De Virginibus” di Sant’Ambrogio del 377 e dall’ode 14 del “Peristefhanòn” del poeta spagnolo Prudenzio. Da queste fonti possiamo comprendere come la Santa fosse stata giustiziata per essersi rifiutata di abrogare la sua fede in Cristo e per il suo innato pudore, all’età di tredici anni.
Secondo alcune fonti, il figlio del Prefetto romano si era invaghito della Santa, tuttavia senza essere ricambiato, poiché Agnese aveva fatto voto di castità a Gesù. Dopo il rifiuto, il Prefetto impose alla Santa la clausura fra le vestali (le sacerdotesse consacrate alla dea Vesta), per rendere onore al culto della dea. Sant’Agnese si rifiutò di omaggiare la dea romana. Il Prefetto la rinchiuse in un postribolo, dove si esercitava la prostituzione. Qui, nessun cliente osò toccarla, tranne un uomo, che fu accecato da un angelo bianco. Successivamente, per intercessione di Sant’Agnese, l’uomo recuperò la vista.
Stando alla tradizione agiografica, Sant’Agnese fu condannata al rogo, ma, improvvisamente, le fiamme si divisero sotto le sue vesti senza toccare in alcun modo il corpo della Santa. Dopo questo miracolo, le guardie romane colpirono Agnese con un colpo di spada alla gola e la Santa subì la stessa sorte che spesso toccava agli agnelli immolati.
Il culto di Sant’Agnese è antichissimo e il suo nome è inserito nel Canone romano. Nel giorno della sua memoria, la liturgia riporta questa antifona: “Sant’Agnese, in piedi in mezzo al fuoco, aprendo le mani, pregava il Signore: Onnipotente, degno di adorazione, di lode e di timore, benedico te e glorifico il tuo nome in eterno”. A Sant’Agnese è dedicato il complesso monumentale di Sant’Agnese fuori le mura, voluto dalla principessa Costantina, figlia dell’Imperatore Costantino I. La Chiesa cattolica festeggia la sua memoria liturgica il 21 gennaio.
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Fabio Amicosante
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