Sant’Antonio di Padova vanta uno speciale primato su tutti i santi dell’intera cristianità. Inoltre, i prodigi che compì in vita furono numerosi e straordinari.
Si tratta infatti di uno dei santi più famosi dell’intera cristianità Il vero nome di Sant’Antonio però, pochi lo sanno, è Fernando di Buglione, e il suo luogo di nascita non è Padova ma Lisbona. Il periodo in cui visse in Portogallo è un momento di profondi cambiamenti sociali e culturali, storici e religiosi, economici e politici che coinvolgono l’intera Europa. In quegli anni nacquero i Comuni e le società urbane, si trasformò la produzione agricola, il commercio si sviluppò notevolmente via mare, e alla nascente borghesia, costuita da cavalieri, nobili e clero, si aggiungevano notai e avvocati.
Fernando entrò come novizio nel monastero di San Vincenzo, tra i Canonici Regolari di Sant’Agostino, a soli 15 anni, mentre la sua ordinazione a prete arriva a 24 anni, nel 1219, e andò nel romitorio dei Minori mutando il nome in Antonio, e arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli, dopo l’invito del Capitolo generale di Assisi. Lì ebbe l’occasione di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente.
Per un anno e mezzo visse nell’eremo di Montepaolo, prima di cominciare a predicare in Romagna e poi nell’Italia settentrionale e in Francia proprio su mandato dello stesso Francesco. Nel 1227 diventò provinciale dell’Italia settentrionale proseguendo nell’opera di predicazione. In quegli anni di cambiamenti, anche la Chiesa ne era molto interessata, per via del rinnovamento spirituale, culturale e artistico.
Questo era caratterizzato da un forte richiamo alle origini della fede evangelica, dalla costruzione di cattedrali di stile gotico intorno a cui si sviluppavano molte attività sociali, fino al fenomeno delle crociate per la conquista dei luoghi Santi. Fu anche un’epoca di grandi Papi, come Innocenzo III e Gregorio IX, impegnati alla difesa del potere della Chiesa ma anche all’attuazione della grande riforma della cristianità. Nacquero quindi sempre in quegli anni ordini contemplativi e apostolici.
Antonio, in tutto ciò, dopo l’esperienza di Forlì inizia la sua nuova missione di predicatore, in cui il carismatico frate parlava con tutti, condividendone esistenze umili e tormentate. L’impegno alla catechesi si alternava all’opera pacificatrice, e mentre insegnava la scienza sacra ai confratelli era sempre disponibile per le confessioni. Continuamente si confrontava con i sostenitori di eresie, che con lui non avevano alcuno scampo.
Anche la Romagna era inoltre funestata da una guerriglia civile endemica, dove le tante fazioni avvelenavano la città e i clan familiari, seminando ovunque sospetti e divisioni, congiure e vendette. Sul piano religioso vi era invece la sciagura delle sette, tra cui quella dei Catari, a cui la Chiesa reagiva male e in maniera scarsa per via della mediocrità dottrinale e spirituale di tanti suoi figli, che faceva il gioco degli eretici.
A Rimini ebbe luogo il famoso episodio della mula, che tenuta a digiuno per tre giorni andò verso l’Eucaristia presentata nell’ostensorio da frate Antonio, piuttosto che verso la fresca biada offerta dall’eretico. Quest’ultimo, dopo questo fatto, si convertì. Sant’Antonio mise inoltre per iscritto due cicli di Sermoni durante l’ultimo periodo della sua vita, intitolati Sermoni domenicali e Sermoni Mariani e dei Santi. In questi vengono commentati i testi della Scrittura con interpretazione patristico-medievale dei quattro sensi: letterale o storico, allegorico o cristologico, tropologico o morale, e anagogico o escatologico.
Sensi che sono dimensioni dell’unico senso della Sacra Scrittura ma interpretarla secondo queste quattro dimensioni. Si tratta infatti di testi “teologico-omiletici” che riecheggiano la predicazione di Antonio, in cui viene proposto un vero e proprio itinerario di vita cristiana ma di cui è ben difficile tratteggiare una sintesi. In linea generale però il pensiero di Antonio è molto centrato sulla Vergine, a cui dedica molti sermoni, che influenzeranno molto l’applicazione pastorale degli stessi nella vita della Chiesa.
Il che renderà, ad oggi, Antonio da Padova uno dei santi più noti e amati nel mondo intero. Ogni anno milioni di pellegrini da tutto il mondo visitano la sua Basilica a Padova, e il corpo del Santo venne sepolto nella chiesetta Santa Maria Mater Domini del conventino francescano della città, in posizione sopraelevata, permettendo ai devoti di toccarlo e venerarlo. Ma oltre a questo, sono praticamente ovunque le chiese nel mondo che hanno un altare, dipinto, statua o affresco a lui dedicati. Nel 1920 Benedetto XV elesse Sant’Antonio da Padova “patrono particolare e protettore della Custodia di Terra Santa”.
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I miracoli che Antonio operò in vita furono molti, tra cui esorcismi, profezie, guarigioni, compreso il riattaccare una gamba recisa o il ritrovamento del cuore di un avaro in uno scrigno. Una donna si vide riattaccare i capelli che il marito geloso le aveva strappato. Oltre a questo rese innocui cibi avvelenati, predicò ai pesci, fino al prodigio della mula. Fu infine visto in più luoghi contemporaneamente, da qualcuno anche con Gesù Bambino in braccio.
Giovanni Bernardi
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