Sant’ Eriberto di Colonia fu in gioventù un abile politico, ma quando la sua vita di uomo di Chiesa capì davvero fino in fondo cosa significa vivere la carità.
Nacque poco prima dell’anno mille, intorno al 970, figlio di una casata che è un vivaio di capi per lo Stato, per l’esercito e anche per la Chiesa. Studiò poi nell’abbazia francese di Gorze e nella cattedrale tedesca di Worms, di cui divenne prevosto.
Divenne cancelliere dell’imperatore Ottone III a nemmeno 25 anni, prima di essere ordinato, nel 995. Soltanto quattro anni dopo, un anno prima dell’anno mille, nel 999, divenne arcivescovo di Colonia. La sua carriera in sostanza arriva molto presto, quasi sfolgorante.
Tre anni dopo torna in Italia per stare a fianco a Ottone III, fuggito da una Roma in rivolta, che sta per morire a Viterbo, forse di malaria. Eriberto lo assiste nell’agonia, e dopo la morte lo accompagna fino in Germania, ad Aquisgrana, insieme all’esercito. Lì Eriberto verrà arrestato su ordine del principe di Baviera, futuro imperatore Enrico II.
Sarà la fine della sua carriera politica. Quello che però emerge è che, allo stesso tempo, sarà l’inizio della vita dedicata al Signore in santità, in quanto ora Eriberto può dedicarsi a fare il vescovo fino in fondo. E impara a farlo al meglio. Conosce la vita dei poveri e capisce quali sono i doveri verso di loro che ha un uomo di Chiesa.
Percorre ogni via e angolo della sua città, accoglie e consola chiunque trova in miseria. Non è né un predicatore né uno scrittore, ma vive una vita fortemente severa ma dedita alla carità. Diventa l’alleato dei poveri, il loro soccorritore e amico. Molti gli attribuiscono i primi miracoli già da vivo.
Uno in particolare, riguarda l’arrivo della pioggia dopo una terribile siccità che aveva messo in ginocchio la popolazione. “Le preghiere di Eriberto ci hanno salvati”, gridarono tutti in coro. Oltre a questo, accadono fatto assolutamente straordinari. Come il cappella che scampa a una grave malattia o una donna cieca che recupera la vista.
Anche in quei casi tutti ne sono certi: si tratta del “miracolo del vescovo”. Una fama che continuerà a lungo anche dopo la sua morte. Per secoli, infatti, si continuerà a invocare la sua intercessione per avere la pioggia, in modo particolare nei periodi di grande siccità.
Venne infine sepolto all’interno della chiesa del monastero che lui stesso aveva fondato nella cittadina di Deutz, nell’attuale area urbana di Colonia, in Germania. Ancora oggi, tuttavia, pare non ci sia un un atto ufficiale di canonizzazione per Eriberto.
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Ma esiste ancora un forte culto nei suoi confronti, nato in maniera del tutto spontanea e continuato a resistere a lungo nei secoli. “Ha illuminato il clero e il popolo praticando le virtù che predicava”: così lo ricorda il Martirologio romano.
Giovanni Bernardi
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