Eutichio (IV secolo d. C., Egitto) è ricordato come una delle tantissime vittime dell’eresia ariana.
Come tutti sappiamo, il Concilio ecumenico di Nicea del 325, il primo della storia della Chiesa, indetto dall’Imperatore romano Costantino I, aveva discusso ampiamente la controversia provocata dal Monaco e teologo Ario, che riteneva la natura di Cristo inferiore a quella del Padre.
Il Concilio ribadì la consustanzialità, ossia la stessa sostanza, la stessa natura del Figlio e del Padre. Questa precisazione, fondamentale per i cattolici, però, non aveva affatto arrestato la diffusione della dottrina di Ario, che aveva portato, nel corso dei decenni, alla coesistenza forzata, e non senza guerriglie e vittime, di prelati cattolici e ariani.
Eutichio era, allora, suddiacono di Alessandria, ma il Vescovo Giorgio, ariano, che aveva preso possesso della sede di Alessandria con l’aiuto dei soldati, volle che i cattolici fossero perseguitati e messi a morte.
Sant’Eutichio, ucciso a frustate
Così, al tempo dell’Imperatore Costanzo, esattamente nel Periodo di Quaresima del 356, Eustichio era una facile preda della rivendicazione ariana.
Lo racconta Sant’Atanasio nell’ “Apologia de fuga sua”, nella “Historia arianorum ad monachos” e dice che, durante quella Pasqua, gli ariani catturarono, imprigionarono e trucidarono tantissimi cattolici, sia tra i laici che tra i prelati
Addirittura, anche le vedove e gli orfani venivano rapiti e portati via e spesso di notte.
Quella sorte toccò anche ad Eutichio, che stava prestando servizio presso la Chiesa di Alessandria.
Il suddiacono Eutichio venne condannato al flagello, frustato innumerevoli volte con uno scudisci di pelle taurina, che lo ridusse in fin di vita. Sarebbe stato, poi, destinato “ad metalla”, ossia ai lavori forzati nella miniere di Phoeno, ma morì durante il tragitto. La Chiesa lo ricorda il 26 Marzo.
Antonella Sanicanti
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