La memoria liturgica di oggi ci porta a conoscere da vicino la figura di Sant’Igino Papa. Le fonti non sono concordi nel confermare il suo martirio. Altri furono i suoi meriti.
Il Santo di cui oggi festeggiamo la memoria liturgica fu uno dei primi Pontefici che la storia ecclesiastica abbia conosciuto. Secondo la tradizione, nel corso dell’XI secolo, Sant’Ireneo stilò la lista dei dodici Vescovi succedutisi sulla cattedra di Pietro e il nome di Igino figurava come nono. Il suo predecessore fu San Telesforo, che senza ombra di dubbio subì il martirio. Anche se le fonti non sono tutte d’accordo nel confermare che Sant’Igino può essere annoverato tra i martiri di Cristo, senza dubbio sono concordi nell’attribuire al Santo altri gloriosi meriti.
Ci si chiede, dunque, per quale motivo si parla di martirio legato alla figura del Santo Pontefice. La risposta sta nel Liber Pontificalis e nel Martirologio Romano. Queste ultime confermano che il Santo subì il martirio l’11 gennaio del 140, durante la dura persecuzione messa in atto da Antonino Pio. Ma ciò che ci interessa particolarmente di questa figura fu il suo operato durante il suo, seppur breve, Pontificato.
Nel tempo in cui Sant’Igino operò come Pontefice Vicario di Cristo, la Chiesa era minacciata, più che dall’esterno, internamente. Sappiamo infatti che, in quel burrascoso periodo, iniziarono a proliferare diversi movimenti eretici. In particolar modo, si fece avanti il pensiero della cosiddetta eresia gnostica, un insieme di dottrine e pratiche religiose a carattere filosofico. Secondo tale dottrina esiste un’unica fede comune, che può anche bastare al volgo. La dottrina sosteneva però che per i dotti vi era invece una scienza (a loro riservata). Questa, offriva una spiegazione della fede comune.
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Il Santo Pontefice operò proprio in tal senso: sconfessò dapprima i due principali artefici di questo nuovo modo di pensare, Valentino e Cerdone. In seguito, durante il suo operato, sconfessò anche altri eretici. Il Liber Pontificalis parla di lui come del “Pontefice filosofo”, l’uomo giusto al momento giusto, che operò con grande efficacia per salvaguardare l’ortodossia del credo e per mantener saldo l’insegnamento evangelico tra i cristiani. La Chiesa Cattolica festeggia la sua memoria liturgica l’11 gennaio.
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Fabio Amicosante
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