Negli “Esercizi Spirituali”, Sant’Ignazio di Loyola parlò anche di alcune indicazioni per difendersi dal maligno, per individuare il peccato e abbandonarlo.
Sulle riflessioni e le norme del fondatore dei Gesuiti, si sono basati molti suoi seguaci, ieri come oggi.
Diceva: “A coloro che passano da un peccato mortale all’altro, il demonio comunemente è solito proporre piaceri apparenti, facendo loro immaginare diletti e piaceri sensuali, per meglio mantenerli e farli crescere nei loro vizi e peccati”.
“In coloro che si impegnano a purificarsi dai loro peccati e che procedono di bene in meglio nel servizio di Dio nostro Signore, avviene il contrario della prima regola. In questo caso, infatti, è proprio dello spirito cattivo rimordere, rattristare, porre difficoltà e turbare con false ragioni, per impedire di andare avanti”.
Certamente, ognuno di noi può riconoscersi in queste considerazioni. Ognuno può appurare come, nel peccato, si ha meno consapevolezza di quanto sia lontana la grazia di Dio. Nel proseguire nella retta via, invece, le difficoltà sembrano aumentare. Accade proprio perché le tentazioni demoniache sembrano voler farci intendere che la speranza stia diminuendo, in favore di una sorta di desolazione spirituale e materiale.
“Nel tempo della desolazione, non bisogna mai fare cambiamenti, ma rimanere saldi e costanti nei propositi e nella decisione in cui si era nel giorno precedente a quella desolazione (…). Infatti, come nella consolazione ci guida e ci consiglia soprattutto lo spirito buono, così nella desolazione lo fa lo spirito cattivo, e con i suoi consigli noi non possiamo prendere la strada giusta”.
La tentazione infatti cerca, principalmente, di indebolirci nei nostri buoni propositi. Insinua dubbi e incertezze, che potrebbero farci cambiare idea e desistere dalle nostre sante decisioni. Rimanere, invece, coscienti di avere accanto Cristo, salvezza nostra, annienta ogni influenza negativa e relega gli spiriti maligni al loro ristretto posto, tra il peccato e l’Inferno, lontani dalle nostre esistenze.
Riferendosi poi al peccato e alle sue varie forme, Sant’Ignazio cita gli Angeli decaduti, che disobbedirono al Signore. Cita anche Adamo ed Eva che si lasciarono coinvolgere dal serpente. “Devo dunque richiamare alla memoria il peccato degli Angeli. Essi furono creati in grazia, ma non vollero usare la libertà per prestare rispetto e obbedienza al loro Creatore e Signore. Perciò, divenuti superbi, passarono dalla grazia alla perversione e furono precipitati dal cielo nell’Inferno (…).
Dopo che Adamo fu creato nella regione di Damasco e posto nel Paradiso terrestre, e dopo che Eva fu formata da una sua costola, fu loro proibito di mangiare il frutto dell’albero della scienza; ma essi ne mangiarono e così peccarono. Perciò, coperti di pelli e scacciati dal Paradiso, trascorsero tutta la vita fra molti travagli e molta penitenza, senza la giustizia originale che avevano perduto”.
L’orgoglio di non aver bisogno della guida del Signore, il desiderio di osare percorrere strade della cui pericolosità siamo stati avvisati, sono trappole in cui ogni uomo cade facilmente.
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Antonella Sanicanti
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