Grande produttore di opere enciclopediche, Sant’Isidoro di Siviglia si adoperò per la maturazione morale del clero spagnolo.
Sant’Isidoro di Siviglia (560-636) è stato l’ultimo dei Padri occidentali della Chiesa. Rimasto orfano fu educato dal fratello, San Leandro, arcivescovo di Siviglia.
Fu uno degli esponenti più rilevanti della cultura medievale. La sua attività vescovile iniziò nel 600 circa. Isidoro successe proprio al fratello Leandro. Operò con grande efficacia all’interno della diocesi spagnola, tanto da essere considerato il vescovo più autorevole nella Spagna dell’epoca.
L’opera di Sant’Isidoro: dal collegio ecclesiastico ai concili
Sant’Isidoro si impegnò in maniera scrupolosa nell’attività di Vescovo di Siviglia. Fondò un collegio ecclesiastico, primo modello seminariale. Lavorò con molta attenzione all’istruzione dei futuri sacerdoti. Tra le sue attività più importanti si evidenzia sicuramente la convocazione conciliare. Convocò il concilio di Siviglia, che presiedette dal 619 al 625. Di grande spessore fu il quarto Concilio nazionale di Toledo, convocato nel 633. In quel tempo nella Spagna di Isidoro era in voga l’attività dei priscillianisti. Si trattava di un gruppo agnostico, di tipo ascetico, che rifiutava la trinità. Con il Concilio di Toledo, Isidoro unificò la liturgia spagnola definendo formule trinitarie contro i priscillianisti.
Sant’Isidoro di Siviglia e il sapere enciclopedico
Sant’Isidoro fu un grandissimo divulgatore di sapere e compilatore di opere enciclopediche. Partendo dalle fonti antiche e cristiane consegnò ai posteri tutto il sapere dell’epoca. Fu molto letto nel Medioevo. Tra le sue opere più importanti figurano le Etymologiae, grandissima raccolta enciclopedica con le materie raccolte secondo la loro etimologia.
Sant’Isidoro: una vita tra lavoro, e preghiera
Il suo lavoro di scrittore non si limitò alle Etymologiae. Sant’Isidoro scrisse i Commentarii sui libri storici dell’Antico Testamento. Tra gli altri scrisse anche il De Summo Bono, manuale di dottrina e pratica cristiana ispirato a Sant’Agostino e San Gregorio Magno. Non trascurò mai le pratiche di pietà e l’esercizio di vita interiore. La meditazione e la preghiera lo accompagnavano costantemente durante la giornata. Dopo trentasei anni di episcopato, morì il 4 aprile del 639. A quattordici anni dalla sua morte, l’ottavo concilio di Toledo lo ricordava così: il dottore eccellente, gloria della Chiesa Cattolica. Il più saggio uomo comparso per illuminare gli ultimi secoli.
Fabio Amicosante
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