Perché la santa giunse dall’Africa dopo anni di schiavitù. Papa Francesco vuole si ricordi il suo esempio per comprendere il dolore patito dalle vittime della tratta di esseri umani.
Papa Francesco ha invitato i fedeli a pregare per le vittime della tratta di esseri umani nel ricordo dell’esempio di umanità e fede dato da Santa Bakhita.
L’8 febbraio 2019, nel giorno in cui si celebra Santa Bakhita ed in cui il Santo padre ha istituito la Giornata mondiale di preghiera e riflessione sulle persone vittime della tratta. papa Francesco ha ricevuto i membri della Galileo Foundation che dal 2016 hanno il compito di creare un dialogo tra cattolici e anglicani in Irlanda, nonché di porre le fondamenta di una nuova Nunziatura. A questi ha chiesto di concentrare le proprie preghiere sulla tratta di esseri umani. Dopo che il presidente della Galileo Foundation ha annunciato il viaggio apostolico del papa in Giappone (si terrà il prossimo novembre), il papa si è complimentato per il lavoro di diffusione del Vangelo di questi anni.
Bergoglio li ha dunque invitati: “Ad andare avanti nell’offrire con generosità una testimonianza così importante”. Quindi è tornato sulla tematica della giornata ed ha spiegato loro che una delle sfide più difficili dei cristiani di oggi è la lotta contro la tratta degli esseri umani. Il Santo padre ha sottolineato come non fosse una coincidenza che l’incontro fosse avvenuto proprio nel giorno in cui si celebra Santa Bakhita, perché lei stessa: “Conobbe per dolorosa esperienza personale la realtà della schiavitù e le sue conseguenze violente e umilianti”. Ciò nonostante non si fece trasportare dall’odio, ma: “Per grazia di Dio, lei arrivò a conoscere la vera libertà e la vera gioia”.
Nata in Sudan nel 1869, Santa Bakhita, passò un’infanzia dolorosa e difficile. Rapita da piccola e venduta come schiava al mercato degli schiavisti, iniziò un lungo peregrinare di padrone in padrone, caratterizzato da violenza, torture, abusi e privazione che ne segnò il corpo e la mente. Durante un rituale tribale il suo corpo subì venne una marchiatura con 114 tagli di coltello. Venduta per l’ultima volta ad un padrone italiano, la ragazza sudanese conobbe la misericordia e il verbo di Cristo. Ricevette il battesimo (durante il quale le viene dato il nome Giuseppina), la cresima ed infine divenne una suora.
In quegli anni imparò a farsi amare da grandi e piccoli per la sua gentilezza e disponibilità; le sue azioni caritatevoli ebbero un’eco tale che già in vita era chiamata santa. Le venne riconosciuta la santità solamente nel 2000 per volontà di Giovanni Paolo II. Adesso, per volere di papa Francesco, è divenuta simbolo della lotta alla schiavitù ed alla tratta di esseri umani.
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Luca Scapatello
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